martedì 17 settembre 2019
Una storia emblematica nell'Italia in cui ogni tre giorni avviene un crollo in una scuola: nel paesino campano le perizie indicano l'urgenza di lavori di messa in sicurezza. Che sono solo programmati
Le foto che compaiono nella verifica di vulnerabilità commissionata dal Comune di Morcone

Le foto che compaiono nella verifica di vulnerabilità commissionata dal Comune di Morcone

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Una specie di roulette russa. La speranza è che accadano di notte o, almeno, nel tardo pomeriggio. Perché, di crolli, ne avvengono in media uno ogni tre giorni nelle scuole italiane, che ospitano quotidianamente otto milioni e 600mila studenti e oltre 822mila docenti e non docenti. Del resto appena un edificio scolastico italiano su quattro ha il certificato di agibilità statica. E a prendere d’esempio la sola Campania, appena sul quattro per cento degli edifici scolastici sono state eseguite verifiche di vulnerabilità statica.

Sempre a proposito di esempi e d’Campania, c’è una scuola che vale la pena raccontare. Come molte, troppe altre in Italia. Quella d’un paesino, Morcone, meno di cinquemila abitanti, in provincia di Benevento e due passi da Campobasso. Due passi che evocano la strage di diciassette anni fa a San Giuliano di Puglia (provincia di Campobasso), ventisette bimbi e una maestra uccisi dalla scuola, durante il terremoto che il 31 ottobre 2002 colpì quarantaquattro comuni e sbriciolò solamente quell’edificio. Messo in piedi – disse il pm nella sua requisitoria – «come neppure un canile andrebbe costruito». Per il crollo del quale furono condannati, con sentenza definitiva, sette anni dopo, in cinque.

Andiamo per ordine. Morcone è classificato “Zona sismica 1” (il più alto rischio, su una scala di quattro), nella quale cioè «possono verificarsi fortissimi terremoti». Lo scorso aprile, commissionata del Comune, è stata consegnata la relazione di “Verifica della vulnerabilità sismica” della scuola elementare e i tecnici hanno messo nero su bianco che «l’edificio risulta molto vulnerabile a causa delle azioni sismiche previste dalle attuali normative». Non bastasse, «non risultano rispettati in alcuni elementi strutturali minimi di tipo geometrico o meccanico imposti dalle attuali normative», come «il passo minimo delle staffe, i quantitativi minimi e massimi di armatura longitudinale, le regole dei dettagli costruttivi relative alla geometria degli elementi strutturali».

La relazione poi è incompleta, manca ad esempio la verifica del terrazzo, che pure viene usato per entrare, uscire ed è un’eventuale via di fuga. Secondo alcune fonti, l’edificio non corrisponderebbe ai progetti depositati dalle aziende che lo hanno costruito (differenze in pianta e in altezza). E, ancora, sebbene «non sono presenti segni relativi a dissesti che possano pregiudicare, allo stato attuale, la staticità del fabbricato», è stata «riscontrata la presenza di un notevole quadro fessurativo», con «lesioni passanti e non passanti caratterizzanti le tamponature e i tramezzi». Mentre «il solaio di copertura e il cornicione presentano segni evidenti di infiltrazioni di acque piovane dovute al deterioramento del manto di impermeabilizzazione».

Date le premesse, sorprende la chiosa finale degli stessi tecnici: «Si può concludere che la costruzione può continuare, previa programmazione degli interventi necessari al suo adeguamento sismico». Però l’anno scolastico è appena iniziato e sono evidentemente certi che non ci saranno terremoti prima della fine dei lavori d’adeguamento (che peraltro devono ancora iniziare).

La relazione tecnica viene fuori a fine agosto, qualche genitore non è tranquillo e i due che sono membri del Consiglio scrivono la settimana scorsa alla dirigente scolastica (e per conoscenza al sindaco e ai consiglieri comunali). Però sostanzialmente ignorando il grosso rischio sismico: «Avendo appreso che la relazione di vulnerabilità è parziale», si legge nella lettera, datata 10 settembre, loro «prendono le distanze dalla decisione di aprire al pubblico l’edificio senza neppure realizzare le opere urgenti di messa in sicurezza».

Il sindaco, infine, sottolinea pubblicamente (lo scorso 8 settembre) che «questa amministrazione ha commissionato la verifica della
scuola e per questo ha impegnato 13.300 euro, tanto dovrebbe bastare a chiudere le polemiche di questi giorni». Ma evidentemente non basta. Poi quasi sconfessa i tecnici e quanto certificato nella relazione: «In base all’indice di rischio, analizzando i risultati della valutazione di vulnerabilità, l’edificio è agibile», perché «stando alla normativa vigente ha i requisiti necessari allo svolgimento delle attività». Tutto formalmente a posto, dunque. E naturalmente «al fine di garantire la massima sicurezza dell’edificio, le norme prevedono la programmazione degli interventi, che l’attuale amministrazione ha già fatto».

Scuote la testa, Antonio Morelli. «È sempre la stessa storia, sono diciassette anni che sento ripetere queste parole ­- dice il presidente del “Comitato genitori delle vittime a San Giuliano di Puglia” -. Spesso ci affidiamo al Signore pregandolo che il terremoto avvenga nel periodo estivo oppure di domenica. Manca in questo Paese un piano di medio, lungo periodo per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Mi vengono i brividi pensando che i bambini di Morcone sono autorizzati a frequentare un edificio "molto vulnerabile" e per giunta in Zona sismica 1. Mi auguro e spero che i genitori non si arrendano».

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