sabato 23 maggio 2020
Lunedì il report dei tecnici del ministero: classi in gruppi, con una parte in presenza e l’altra a distanza, oppure, prevedere “mini lezioni” di 45 minuti, anche in spazi diversi dall'aula
Prove di distanziamento in una scuola inglese

Prove di distanziamento in una scuola inglese - Reuters

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Il “cantiere scuola” è in piena attività e già guarda alla ripresa di settembre, che per molti aspetti resta ancora un’incognita. La “prova generale” del rientro in classe dovrebbe essere la Maturità in presenza anche se, pure su questo aspetto, le nubi sono tutt’altro che diradate. Ministero, sindacati e Comitato tecnico scientifico hanno sottoscritto il protocollo di sicurezza ma, fino all’ultimo momento, resterà in piedi il “piano B”, ovvero la possibilità che l’esame, che sarà soltanto orale, si possa tenere a distanza, anche soltanto in alcuni territori, qualora la curva epidemiologica dovesse tornare a salire. E la sicurezza è al primo posto nell’agenda del ministero dell’Istruzione che, proprio in questi giorni, sta lavorando con il dicastero della Salute e il Cts, proprio per definire le misure di un eventuale rientro. Che, già lo sappiamo, non potrà avvenire come prima.

Al lavoro da un mese, il Comitato di esperti voluto dalla ministra Lucia Azzolina e guidato da Patrizio Bianchi, ha prodotto le prime proposte per riorganizzare la didattica. Un primo report sarà consegnato alla ministra lunedì. Tra le ipotesi in campo, la possibilità di dividere le classi in gruppi, con una parte in presenza e l’altra a distanza (soluzione caldeggiata per le scuole secondarie di secondo grado), oppure, prevedere “mini lezioni” di 45 minuti, anziché 60, utilizzando anche spazi esterni alla scuola, come parchi, musei e biblioteche.

«Per la ripartenza sarà necessario individuare un paradigma diverso, per realizzare una scuola sostenibile e felice», sottolinea Danilo Casertano, promotore del movimento “Scuola costituente”, che lancerà il proprio manifesto nel corso di una maratona social in programma domenica 31 maggio. Ai lavori parteciperà lo stesso Bianchi, che per primo ha lanciato la proposta di una fase costituente della scuola. «Siamo in un momento molto difficile – spiega il coordinatore della commissione ministeriale, in una vidointervista realizzata per lanciare l’evento –. Non è da oggi, sono anni che in questo Paese non si investe a sufficienza in scuola ed educazione. Nella nostra Costituzione si dice che la scuola è aperta a tutti. E quindi, riuscire a coniugare i diritti di ciascuno, a partire dal diritto all’educazione, che vuol dire diritto ad esprimere sé stessi e partecipare alla vita collettiva, con il dovere inderogabile della solidarietà civile, sociale ed economica, è compito primario della Repubblica. Da qui nasce l’idea di un anno costituente per la scuola, ma anche per tutto il Paese. Il sogno – prosegue Bianchi – è una scuola diversa, che esca dalla trappola novecentesca dell’insegnamento frontale di stampo taylorista. I nostri studenti sanno usare gli strumenti digitali molto meglio dei loro maestri. E allora, una scuola aperta si basa anche sull’umiltà dell’imparare, da una parte e dall’altra. Una scuola che non è la scuola dell’insegnamento ma dell’apprendimento. Una scuola che coinvolge tutti i cittadini e le generazioni. Perché non è vero che i vecchi ne sanno più dei giovani, ma i giovani non possono fare a meno dell’esperienza dei vecchi».

Una scuola, infine, più verde, inclusiva e capace di valorizzare le qualità di ciascuno studente, è quella sognata dai 250 studenti, appartenenti a 60 scuole di 41 città italiane e suddivisi in 27 squadre, che hanno partecipato alla maratona di idee di 72 ore #ScuolaFutura, promossa dal ministero dell’Istruzione. Tre le sfide proposte, legate alla riprogettazione e al ripensamento di spazi, relazioni e didattica, facendo un «uso consapevole del digitale, per incoraggiare e rafforzare le relazioni umane nella comunità scolastica e per alimentare lo spirito di collaborazione e migliorare i processi di apprendimento», si legge in una nota del Ministero.

Tra i progetti selezionati, un’app per individuare e prenotare spazi cittadini in cui poter fare lezione in modo alternativo, magari in un museo o in una biblioteca. Una piattaforma di counseling emotivo e psicologico per consentire a studentesse e studenti di dialogare tra loro o con docenti ed esperti. Una radio e una piattaforma live streaming per mettere in contatto tutti gli studenti italiani, in una grande rete nazionale. Un progetto per trasformare in aree verdi e più vivibili gli spazi di “passaggio” delle scuole, dai corridoi ai cortili. Un gioco interattivo che favorisca il dialogo tra tutte le componenti del mondo della scuola, migliorando la collaborazione reciproca. Un progetto di ridefinizione della routine scolastica e degli spazi di studio degli studenti, che tenga conto delle caratteristiche e delle inclinazioni personali di ciascun ragazzo.

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