sabato 13 settembre 2014
​Il piano di Renzi considera le Lavagne interattive multimediali troppo pesanti e ingombranti. Ma ne sono state ascquistate 70mila.
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​Era l’icona della scuola digitale ma adesso rischia di finire a prendere polvere in cantina. È la Lavagna interattiva multimediale, meglio conosciuta da insegnanti, studenti e famiglie come Lim, che il governo ha sonoramente bocciato nel piano “La buona scuola”. Al paragrafo “Connettere per aprire” si legge: «Il processo di digitalizzazione della scuola è stato troppo lento, non solo per mancanza di risorse pubbliche. Abbiamo anche investito in tecnologie troppo “pesanti”, come le Lim, che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente “ingombrato” le nostre classi, spaventando alcuni docenti».Nella scuola che ha in mente il governo, «la tecnologia non deve spaventare», ma «deve invece essere leggera e flessibile». Molto meglio i tablet, insomma, più adatti alla didattica digitale basata sul Byod (“Bring your own device”, cioè “Porta il tuo dispositivo”), già oggi adottata in molto istituti. Il pensionamento anticipato delle Lim rischia però di vanificare gli ingenti investimenti di questi anni. Un report del Piano nazionale scuola digitale, datato 2012, riferisce che per il Piano Lim in classe erano state impiegate risorse, fino a quel momento, pari a 93.236.212 euro per acquistare, «sia con finanziamenti Miur che con altri fondi pubblici e privati», 51.681 Lim Inoltre, era stata effettuata attività di formazione a 83mila docenti coinvolgendo nell’utilizzo della Lim oltre un milione di studenti.Dati più recenti diffusi dallo stesso ministero indicano in circa 70mila le Lim diffuse nelle scuole italiane, per cui è presumibile pensare che, nel frattempo, i soldi investiti per acquistare le Lavagne interattive multimediali abbiano abbondantemente superato i cento milioni di euro. Saranno rottamati pure loro?«Mi auguro di no», risponde Pier Cesare Rivoltella, docente di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all’Università Cattolica di Milano. «Non c’era bisogno della Buona scuola di Renzi per sapere che le Lim, da sole, non sono in grado di innovare la didattica – aggiunge l’esperto –. Detto questo, però, non tutto è da buttare via, visto che, anche con l’impiego dei tablet, l’insegnante avrà comunque sempre bisogno di un dispositivo di proiezione in classe».Alla sorte delle Lim è legato anche l’ulteriore sviluppo del progetto Scuola digitale dell’Indire (Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa), secondo cui «la Lavagna interattiva multimediale svolge un ruolo chiave per l’innovazione della didattica: è uno strumento “a misura di scuola” che consente di integrare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella didattica in classe e in modo trasversale alle diverse discipline». È ancora praticabile, nella Buona scuola di Renzi e Giannini?Ben prima della bocciatura del governo, la Lim era comunque già stata “scaricata” dagli stessi studenti. Secondo una sondaggio del portale Skuola.net, effettuato su un campione di 1.600 alunni, uno su due «non le ha mai viste», mentre uno su cinque (20%), ha una Lim in classe ma non l’ha mai utilizzata. Soltanto il 20% ha dichiarato di usarla con regolarità, mentre il 15% la usa una volta alla settimana e il 13% una volta al mese. Insomma, se anche la Lim dovesse essere rottamata dal governo, i ragazzi non ne sentiranno la mancanza.
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