sabato 19 settembre 2020
Le associazioni delle famiglie respingono le nuove Linee guida del ministero dell'Istruzione e si rivolgono a Mattarella, Conte e Azzolina
La scuola riparte ma i genitori degli alunni Down sono molto preoccupati per il nuovo piano educativo individualizzato

La scuola riparte ma i genitori degli alunni Down sono molto preoccupati per il nuovo piano educativo individualizzato - Ansa

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«Vogliono mettere a tacere la nostra voce e quella dei nostri figli, escludendoli dalle decisioni che riguardano direttamente le loro vite». È la forte denuncia delle famiglie aderenti a Coordown onlus, il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down, messa nero su bianco in una lettera spedita al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Le preoccupazioni dei genitori degli alunni con sindrome di Down è legata all’imminente varo, da parte del ministero dell’Istruzione, del nuovo modello di Pei (il Piano educativo individualizzato), accompagnato da nuove Linee guida che cambiano la natura del Gruppo di lavoro per l’inclusione (Glo), rendendolo organo collegiale. In questo modo, denuncia Coordown, «la famiglia dello studente disabile partecipa con un solo voto rispetto all’intero corpo docente, che appare di fatto l’organo esclusivo ad esprimere un qualsiasi parere in autonomia e, quindi, idoneo ad approvare un Pei che non vede più il parere della famiglia vincolante per poter essere approvato. Questa – ricorda il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down – è solo la punta di un iceberg che contiene una serie di iniquità a discapito dello studente con disabilità e della sua famiglia».

Da qui, la scelta di rendere pubblico il problema attraverso la lettera, che contiene anche una richiesta di incontro «per esporre direttamente tutte le incertezze e le riserve che tali nuove regole, se così approvate, apporteranno alla delicatissima materia dell’inclusione scolastica dei nostri figli». Se le richieste non saranno accolte e le Linee guida fossero approvate così come preannunciato, «l’unica, inesorabile, dolorosissima strada sarà l’apertura di una stagione di contrasti e contenziosi che si porteranno avanti fino ai massimi livelli mondiali di giustizia».

Tra le difficoltà che gli studenti disabili stanno incontrando in questi primi giorni di scuola, c’è anche la mancata nomina degli insegnanti di sostegno e degli Assistenti specialisti (per le superiori) e degli Assistenti educativi e culturali (per la primaria e le medie). Soprattutto questi ultimi, gli Aec, sono figure che nemmeno rientrano nell’ambito dell’istruzione, ma sono assegnate alle scuole dagli enti locali, sotto la voce “assistenza socio-sanitaria”.

«Questo ci impedisce di vedere valorizzato il nostro lavoro, anche sotto l’aspetto del punteggio per diventare docente di sostegno», denuncia Annick Donelli, assistente specialistica in una scuola professionale, ancora precaria a 45 anni. «Nella stragrande maggioranza dei casi – spiega la specialista – gli assistenti svolgono lo stesso lavoro degli insegnanti di sostegno, ma i loro contratti sono a tempo determinato. Veniamo assunti a settembre e licenziati a giugno. Non abbiamo le ferie e la malattia pagate. Eppure, seguiamo gli alunni che ci sono affidati con passione e dedizioni, pur essendo, in alcuni contesti, pagati anche meno di 8 euro netti all’ora».

Secondo l’ultimo rapporto Istat sull’inclusione scolastica dei disabili, in Italia gli Aec sono poco meno di 54mila (19 ogni 100 alunni con disabilità). Il rapporto medio nazionale alunno/assistente è pari a 4,8; nel Mezzogiorno cresce a 5,8.

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