mercoledì 20 maggio 2015
Via libera con 316 sì e 137 no. Il ministro Giannini: si realizza un grande cambio culturale. Il ddl dovrà ora passare al vaglio del Senato. ECCO COSA CAMBIA
Detrazioni in arrivo per chi sceglie le paritarie 
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Sprint finale alla Camera per la prima lettura del ddl scuola. Poco dopo le 13 il via libera definitivo al testo, con 316 sì e 137 no. Il testo dovrà essere esaminato dal Senato. Intanto in piazza Montecitorio prosegue la protesta di un presidio di docenti e studenti che da ieri manifestano contro il ddl scuola. Sostegno arrivato anche dai parlamentari di Sel che hanno abbandonato l'aula per manifestare insieme agli insegnanti. Il Movimento Cinque Stelle definisce il provvedimento "uno scempio". No al testo anche da Fi, voto contrario da parte della Lega. La sinistra dem ha espresso in un documento le sue criticheal ddl ed ha auspicato che si possa proseguire l'opera dimodifica al Senato. Molti esponenti dem, tra cui Bersani,Cuperlo, Fassina, Speranza ed Epifani, non hanno preso parte alvoto. In tutto 28 i deputati del Pd che hanno disertato l'aula. Soddisfazione da parte del ministro Stefania Giannini: "Con questa legge si realizza un grande cambio culturale. Dopo 15 anni la scuola può tornare a rappresentare un un ascensore sociale". Intanto di prima mattina il premier Matteo Renzi aveva cercato di sedare gli animi, invitando i docenti a "ripartire insieme" e a fare in modo che la scuola non sia più terreno di scontro. "Io non lo voglio un preside burocrate o passacarte", ha detto il premier a proposito dei discussi super-poteri dei dirigenti scolastici. "La riforma della scuola prevede che il preside possa individuare i professori più adatti alla scuola. Questo non è un preside sceriffo, è un preside che si prende qualche responsabilità in più", ha detto Renzi. Sullo stralcio dell'articolo sul 5 per mille (causato dalla levata di scudi della minoranza dem e dalle proteste delle associazioni per l'ampliamento della platea dei beneficiari) Renzi ha spiegato che "il governo ha fatto un passo indietro", proprio per non vuole imporre la sua posizione. "Io lo avrei lasciato. Ne riparleremo nella legge stabilità". Duro invece l'affondo contro i sindacati, colpevoli di scioperare adesso ma non per la legge Fornero. "L'Italia è di tutti non soltanto dei sindacati. Se vogliono bloccare gli scrutini lo facciano. È un loro diritto, ma per me è un errore. Io vado avanti". Il garante degli scioperi intanto ha ricevuto da parte delle sigle sindacali Unicobas, Cobas e Usb, le proclamazioni di due giorni di sciopero, da effettuarsi successivamente alla chiusura delle scuole. I sindacati hanno esplicitamente escluso ogni forma di blocco degli scrutini per i cicli terminali del percorso scolastico (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali) ma non per quelli intermedi.
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