sabato 23 giugno 2018
Il pentastellato: abbiamo un contratto da attuare, il resto si può dire ma nel tempo libero. L’ex pm: sono ancora in grave pericolo
Scorta a Saviano, Di Maio si smarca. E scoppia il caso Ingroia
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Il giorno dopo la polemica tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e lo scrittore Roberto Saviano sulla scorta di quest’ultimo, scoppia un altro caso. Il magistrato Nino Di Matteo in una manifestazione pubblica a Milano, secondo quanto riporta Il fatto quotidiano, ha annunciato che è stata tolta la scorta ad Antonio Ingroia, ex pm palermitano che ha avviato le indagini sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. «Mi è stata tolta dopo 27 anni in modo burocratico, senza alcun confronto sulle attuali condizioni di rischio», conferma l’interessato, dicendo che la decisione è stata presa a maggio. «Me ne sono lagnato formalmente con una lettera inviata prima all'allora ministro dell’interno, Minniti, poi al successore Salvini, senza ricevere alcuna risposta. È un fatto grave: ero, sono e resto in pericolo», sostiene Ingroia.

«Mafia e poteri collusi non perdonano e non dimenticano», ricorda Di Matteo, successore di Ingroia nel processo sulla 'trattativa' e anche lui sotto scorta. Sulla vicenda Saviano continua intanto lo scontro politico. Con Luigi Di Maio che ancora una volta si distingue dal partner di governo. «Ci dobbiamo concentrare sulle cose che stanno nel contratto», poi «ognuno dica quello che vuole ma nel tempo libero», dice commentando la vicenda. «Di Maio non può lavarsi le mani», attacca la dem Debora Serracchiani, perché è in gioco l’atteggiamento del governo verso la criminalità organizzata.

Secondo i dati dell’Ufficio centrale interforze per la sicurezza (Ucis), al 30 dicembre 2016 i soggetti destinatari di misure di protezione personale sono in totale 574, con 88 nuove istituzioni e 59 revoche rispetto all'anno precedente. In quasi metà dei casi si tratta di magistrati (267), seguono i politici (74); gli imprenditori e dirigenti d’impresa (36) e i dirigenti ministeriali e della P.A. (33). Negli ultimi anni c’è stata una leggera tendenza all'aumento: gli individui sotto scorta in Italia erano, infatti, in totale 545 nel 2013, 543 nel 2014 e 569 nel 2015.

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