Alla Camera tutti contro il gruppo dell’Italia dei valori, reo di aver presentato “l’impresentabile”. E cioè un ordine del giorno che impegna l’Ufficio di presidenza di Montecitorio a prendere in considerazione il taglio del vitalizio (soldi più benefit per sempre) che spetta a tutti coloro che si sono fregiati, anche per pochi mesi, del titolo di “onorevole”. L’attuale sistema, dice Antonio Borghesi dell’Idv, è «un furto», perché «nel caso meno fortunato» i deputati «versa- no 60 mila euro di contributi in 5 anni con la speranza di riceverne poi 400mila se maschi, 550mila se femmine» una volta in pensione. Una proposta “retroattiva” quella dell’Idv, e che coinvolgerebbe da subito i parlamentari, che ieri alla Camera ha “stizzito“ tutti (perché tocca il portafogli) - compreso il presidente Gianfranco Fini - . Lo scontro è iniziato durante la riunione dei capogruppo, per poi trascinarsi per tutto il giorno, fino a sera, quando l’Idv e poi anche i Radicali, hanno votato per protesta «no» al bilancio di Montecitorio (approvato a larga maggioranza, mentre per il Senato si vota oggi), che contiene comunque una seria di tagli (150 milioni nel triennio 2011-2014). Il fattaccio appunto ieri mattina alla capogruppo. L’Idv si vede come etichettare come “inammissibile” il suo ordine del giorno. In serata il capogruppo Pd Dario Franceschini annuncia di aver ottenuto però un altro risultato: «Un nostro ordine del giorno, con 11 punti vincolanti, è stato accolto e questo vuol dire che finisce l’Istituto dei vitalizi e il compito dei questori sarà quello di immaginare un sistema contributivo in linea con quello dei normali cittadini». Insomma il vitalizio sarà sì tolto, ma solo alle future generazioni di onorevoli. «Una scelta politicamente gravissima, assunta dal presidente della Camera e avallata da tutti gli altri gruppi», sbotta il capogruppo di Italia dei valori Massimo Donadi. La proposta del partito di Di Pietro è chiara: da subito sostituire i vitalizi dei parlamentari con un sistema previdenziale erogato dall’Inps. Ma il coro è unanime: «No pasaran». Il presidente Fini, racconta ancora Donadi, «ci ha anticipato la sua richiesta di dichiarare inammissibile il nostro odg, perché incostituzionale. Con lui sono stati d’accordo tutti i gruppi, di maggioranza e opposizione. Ma per noi è una scelta politicamente gravissima». Da qui la scelta, obbligata secondo Donadi, di votare, per protesta, «no» al bilancio della Camera. Fatto sta che in modo bipartisan la revoca del vitalizio già maturato ha toccato la sensibilità di molti. Pierluigi Castagnetti del Pd sceglie la spiegazione da “costituzionalista”: «I vitalizi saranno ristrutturati con il principio contributivo, ma è bene ricordare a noi prima ancora che ai cittadini, che i vitalizi sono connessi dall’articolo 67 della Costituzione con l’indipendenza della funzione parlamentare e sono una proiezione di quell’articolo, in quanto principale garanzia quando cessa la funzione parlamentare...».