mercoledì 15 aprile 2020
Ancora nessuna notizia ufficiale sui 55 migranti dispersi. La Valletta nega notizie alla Guardia costiera italiana. E spunta un piano d'investimenti maltesi "per la Libia"
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Immagine d'archivio - Marina Militare Italiana

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Non bastassero i due metri d'onda e i sei giorni senza più acqua né cibo, a pesare sul destino dei 55 migranti alla deriva c'è stata anche la permalosità tra gli Stati e la partita a scacchi tutta maltese per l'accaparramento di altri fondi Ue. Fino a tarda sera, infatti, nessuna notizia ufficiale sulla sorte dei dispersi. Con la Marina dell'isola che si è rifiutata di dare informazioni ai colleghi italiani. Tanto che una motovedetta da Lampedusa e almeno un aereo militare italiano hanno pattugliato fino a notte l'area di ricerca lampedusana, per accertarsi che non vi fossero naufraghi.
Ma ieri si è avuta la prova che le centrali di soccorso de La Valletta e Roma erano al corrente dell'esistenza di un gommone senza più governo. Il comportamento di Malta ancora una volta è stato improntato all'opacità. «E' legalmente responsabile per i casi di pericolo nella sua zona Sar e sta agendo illegalmente – è l'accusa di Alarm Phone –. Ma l'Italia può soccorrere ed è ugualmente responsabile di lasciare 55 persone morire a poche miglia dalla sue coste. Speriamo siano vivi». Interrogati da alcuni parlamentari, dal comando italiano hanno risposto che «la competenza è maltese e i maltesi– ha riferito l'esponente della maggioranza Erasmo Palazzotto – neanche rispondono alle autorità italiane».
Nella serata di lunedì il comando navale a La Valletta aveva emanato un'allerta circostanziata. Il messaggio navtex era stato diffuso a tutte le navi nel Canale di Sicilia. Con precisione erano indicate le coordinate, in un a tratto di mare più vicino a Lampedusa che a Malta, ma la cui competenza per la ricerca e il soccorso spetta a quest'ultima. E così nel solito gioco di silenzi e dispetti, nessuno è andato per mare, solo qualche aereo militare. Nella notte un cargo portoghese partito dalla Libia e diretto a Genova, la nave Ivan, ha deviato la rotta originaria individuando il barcone. Le condizioni del mare, con onde di oltre due metri in piena notte, e la configurazione del cargo, con paratie laterali troppo alte per eseguire un soccorso, hanno fatto desistere il comandante. Inspiegabilmente, però, alla Ivan sarebbe stato dato l'ok a lasciare l'area, nonostante nessuna motovedetta fosse in procinto di tentare un soccorso. Dalle fonti ufficiali di Malta è stato impossibile ricevere conferme o smentite al salvataggio. In serata La Valletta ha ritirato dai sistemi di comunicazione l'allerta navtex con una spiegazione ambigua: «Non ci son persone in mare». Ancora una volta lasciando aperto il campo anche alle ipotesi peggiori. Dunque non si sa se i migranti sono stati salvati, quanti fossero esattamente, né in che condizioni sarebbero stati ritrovati.
Per tutto il giorno don Carmelo La Magra aveva rinnovato dalla parrocchia di Lampedusa l'appello al governo: «È fondamentale che la Guardia Costiera Italiana possa intervenire anche al di fuori delle acque territoriali per soccorrere le persone in mare». Nel pomeriggio finalmente le operazioni di ricerca sono partite. Nell'intervista pubblicata ieri da Avvenire, il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli aveva confermato che «non c'è nulla che non sia “visto” o di cui non ci sia notizia. Il monitoraggio europeo del Mediterraneo è costante». Anche se 6 giorni in mare, nonostante la sorveglianza continua, sembrano davvero troppi, per non dire del blackout informativo che impedisce ai media di ottenere informazioni in tempo reale.
Sullo sfondo c'è però la partita per la gestione dei fonti necessari, secondo Malta, ad affrontare l'emergenza Coronavirus anche in Libia. Il ministro degli Esteri Evarist Bartolo ha invitato l'Unione europea a stanziare immediatamente un pacchetto consistente. «L'aiuto umanitario per i libici e per i migranti nel Paese deve essere oggi e non domani – ha detto –. Stiamo proponendo un piano Ue di almeno 100 milioni di euro». Denaro che, beninteso, Malta è disposta a gestire direttamente con Tripoli.

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