giovedì 7 aprile 2016
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ROMA C’è tensione nelle strade di Napoli. Matteo Renzi sorvola la città e – a sorpresa – si ferma al carcere minorile di Nisida, insieme con il guardasigilli Andrea Orlando. Nelle vie del capoluogo campano, intanto, infuria la guerriglia. La visita del premier per pianificare la bonifica di Bagnoli diventa occasione per dare fuoco alle polemiche di questi giorni. In piazza scendono comitati, centri sociali, disoccupati organizzati e studenti. La battaglia si scatena sul lungomare, ma è quando il corteo tenta di sfondare il cordone, per raggiungere la redazione del Mattino (dove si attende il premier per una tavola rotonda) che arrivano le cariche e i fumogeni. E a sera, in una città provata dagli scontri, si contano 14 feriti tra le forze dell’ordine. Mentre, dopo la tappa nel penitenziario, il presidente del Consiglio si lascia andare ai suoi ragionamenti nella redazione del quotidiano partenopeo, per poi raggiungere la Cabina di regia per Bagnoli e concludere la visita con l’incontro con il governatore della Campania De Luca, per un piano sulla Regione. Ma è su Bagnoli che si accendono i riflettori. Il sindaco di Napoli De Magistris non intende rispondere all’invito e diserta il vertice. Il premier non si scompone. «La bonifica di Bagnoli è un servizio per Napoli. Non dico che ci aspetteremmo un grazie perché è il nostro dovere ma stiamo facendo una cosa che generazioni di napoletani attendevano ». Renzi infila l’ennesima occasione della settimana per battere sul suo chiodo: «È ora di finirla, lo diciamo a chi tira i sassi: noi l’Italia la cambiamo». In particolare, «Bagnoli è il simbolo più grande: è da decenni la ferita d’Italia. Noi non lasceremo passare nemmeno un minuto per restituire Bagnoli a Napoli e ai napoletani. E lo facciamo senza le bugie raccontate in questi giorni ». Anzi, «il combinato disposto delle ecoballe e dell’operazione di Bagnoli porta a bonificare la Campania ». Perciò il premier si stringe metaforicamente in «un abbraccio agli agenti feriti oggi. La maggior parte di questo Paese lavora, non urla, prova a farcela, non insulta». Lo scandalo, allora, «è bloccare le opere pubbliche, non sbloccarle. Mi indigno – continua il presidente del Consiglio – perché le tasse di mio padre e mia madre sono andate lì, in quei campi sportivi banalizzati». Tempi certi, dunque, per chiudere questa pagina triste. «Il 14 aprile comincia la conferenza dei servizi e il giorno finale è il 14 maggio. È finito il tempo in cui in conferenza di servizi si litigava a non finire: oggi si finisce di litigare il 14 maggio». E tra le certezze ci sono i fondi. Il governo mette 272 milioni per il rilancio di Bagnoli, «sono i denari che servono a Bagnoli per tornare in mano ai napoletani, a Napoli per essere capitale del Mezzogiorno e all’Italia di essere una nazione degna del futuro». Insomma, la politica renziana non ammette frenate. Il segretario del Pd continua a marciare e torna sulla vicenda lucana, perché fa parte del piano dell’esecutivo per il Sud. L’emendamento che ha introdotto il reato di disastro ambientale «è stato presentato di notte», replica a chi lo accusa di averlo introdotto in sordina. E rivendica la scelta di sbloccare Tempa Rossa in Basilicata nell’ambito di una visione di sistema: «Ve la immaginate la Basilicata senza l’Eni e senza la Fiat a Melfi? Noi agevoliamo la presenza delle imprese sul territorio, con assoluto rispetto delle norme, come giusto che sia». Piuttosto, dice, i suoi non sono «attacchi ai magistrati» ma la richiesta di «mettere in galera con sentenza definitiva i ladri, mentre adesso si bloccano solo le opere ». Allora, dice Renzi ai giovani detenuti, si parla di «giustizia e una seconda chance per chi ha sbagliato, non di giustizialismo». Una giornata complessa, che si sarebbe dovuta aprire con una visita a Matera, annullata per evitare polemiche anche più dure. Napoli, poi, è in piena campagna elettorale. Il 5 giugno si vota e il Pd «ha le carte in regola per farcela», secondo il leader dem, che rivolge ad Antonio Bassolino un appello a «dare una mano». Insieme lancia un messaggio conciliante, di unità, a tutto il Pd: «Cuperlo in direzione è stato duro contro di me, ma sono orgoglioso di guidare l’unico partito in Italia che discute». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCONTRI E PIZZE Nella foto a sinistra: un momento degli incidenti a via Caracciolo, sul lungomare. Sopra: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, assiste al lavoro gastronomico dei detenuti durante la visita al carcere minorile di Nisida.
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