domenica 8 marzo 2020
La conferenza stampa di Conte alle 2.15. La firma del Dpcm alle 3.38 dopo le fughe di notizie. La Cnn: testo diffuso dalla Lombardia. Polemiche sulla comunicazione del governo
Conte firma il decreto

Conte firma il decreto - Ansa

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Sono state versate lacrime a Palazzo Chigi, nei momenti più drammatici della notte. Non dal premier, ma da diversi collaboratori che sono letteralmente crollati sotto il peso degli eventi e di responsabilità enormi. Che non sarebbe stata una notte come le altre lo si è capito poco prima delle 21, quando, dopo una ridda di voci, viene pubblicata dalle agenzie di stampa una bozza dettagliatissima del nascendo Dpcm che "serra" la Lombardia e 11 province. Non doveva accadere. Il testo era pronto al 90%, ma c'era ancora una trattativa tecnico-politica da condurre in porto con le Regioni, con la Lombardia, ma anche con i ministeri, in particolare con gli Interni, alla luce di una missione quasi impossibile, ovvero ridurre al minimo la mobilità dell'area industriale più importante del Paese.

E pure la bozza è uscita, alle 21 o giù di lì. Al momento giusto perché oggi le misure campeggiassero su tutte le testate italiane in prima pagina con i titoli più grandi che le tipografie consentono. Scatta la caccia alla talpa, a Palazzo Chigi. Sospetti che alimentano il caos e caos che alimenta sospetti. Non c'è possibilità di smentire la bozza, perché le misure nella sostanza sono autentiche. Non si può confermare, perché si sta lavorando ai dettagli. Un doppio catenaccio sullo staff della comunicazione del premier Giuseppe Conte. Si sceglie la terza via, un lungo e logorante silenzio che alla fine sarà aspramente criticato da maggioranza, opposizioni, Regioni e dai cittadini sui social network. Mentre la verità sulla "talpa" resta sospesa sino a quando il sito della Cnn, stamattina, scrive: "The text of the draft proposal – sent to CNN by the press office of the Lombardy regional authority – says that people in Lombardy and other 11 provinces...". Insomma, una testata internazionale, che come tante altre ha messo la chiusura della Lombardia in cima a tutte le notizie del mondo, ha ricevuto la bozza dall'ufficio stampa della Regione Lombardia. Ma è tutta la verità? Nei fatti, la maggior parte delle redazioni politiche nella serata di sabato ha ricevuto bozze da svariate fonti istituzionali nazionali e regionali.

Torniamo a Palazzo Chigi. Alle 00.38 il portavoce del presidente del Consiglio annuncia una imminente conferenza stampa. Che imminente, però, non sarà. Altro caos, altre paure, altri sospetti. Nel frattempo giungono immagini dalla stazione di Milano centrale che lascerebbe intendere una sorta di controesodo da Nord verso Sud. Immagini sospette anch'esse, perché a quell'ora di treni dal capoluogo lombardo verso il Meridione non ne partono più. E gli emigranti del Mezzogiorno certo conoscono a memoria gli orari dei mezzi pubblici che li riportano a casa. Qualcuno soffia sul fuoco, è evidente. E poi, ragionevolmente, la "serrata" si annuncia di tempi così lunghi che sin dai giorni scorsi molti stanno rientrando con i mezzi privati.

E tuttavia il problema c'è. Far trapelare alle 21 che una Regione "chiuderà", ma non chiuderla ancora, vuol dire dare tempo effettivo per "fuggire". E così in breve tempo la teoria del complotto agita il web, sveglissimo come mai in un sabato notte indimenticabile non solo per le prime discoteche chiuse. Le due tesi del complotto: i vertici leghisti della Lombardia hanno diffuso la bozza per far andare via i meridionali; il governo ha favorito le fughe di notizie ad analogo scopo, per alleggerire la sanità lombarda. Paure che si aggiungono a paure, insomma. Mentre l'ipotesi più plausibile è che le fughe di notizie siano determinate dal proseguire senza troppi scrupoli della battaglia politica sotterranea tra Lega e governo giallorosso. Mentre alcune Regioni del Sud già nella notte fanno trapelare irritazione per l'arrivo - comunque reale, effettivo - di persone dalle zone a rischio e si attrezzano per quarantene vincolanti.

Ma eravamo alle 00.38. Da Palazzo Chigi inizia un'altra ora di silenzio. Pare che la conferenza stampa autosfumi senza un perché. Ma non è così. All'1.40 il portavoce di Conte ribadisce: tra 10 minuti il presidente incontra la stampa. Saranno molti più di 10 minuti. Conte si presenta alle 2.15. Forse va ridetto in modo più chiaro: una conferenza stampa del presidente del Consiglio alle 2.15 della notte tra sabato 7 e domenica 8 marzo. Migliaia di persone si connettono alla pagina Facebook dello stesso Conte, segno di un Paese che aspetta e teme.

Conte, nei fatti, conferma tutte le misure restrittive delle bozze, solo con una formula lievemente meno imperativa, ma forse dettata dall'impossibilità di garantire lo stop alla moblità. Conferma anche il secondo Dpcm di carattere nazionale, severo anch'esso e con la chiara raccomandazione di non spostarsi senza effettive necessità. Ed è proprio la conferma delle misure ad alimentare le polemiche: "perché allora attendere", è il senso della domanda di tutte le componenti politiche e istituzionali. Critiche, durissime, vengono rivolte sui social al portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino. Ma in conferenza stampa Giuseppe Conte lo difende, nei fatti: "Inaccettabile la pubblicazione della bozza sui giornali, ne va della correttezza dell'operato del governo e della sicurezza dei cittadini. Questa pubblicazione ha comportato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare". Il premier, tuttavia, si scaglia non contro la diffusione delle bozze, prarica non certo nuova nella comunicazione politica, quanto contro la "pubblicazione", richiamando quindi la responsabilità delle testate.

Ma è la seconda volta che accade. Pochi giorni fa, sulla chiusura delle scuole, è accaduta la stessa cosa. La "voce" a mezzogiorno, la "mezza smentita" alle 14, la decisione - tal quale - in serata. Che qualcosa non funzioni nei momenti più caldi è evidente. Ma già stamattina questa vicenda è andata in secondo piano. Si cerca di ricompattare le fila a ogni livello, di rinviare le discussioni. E lo stesso Conte, nella notte, ai pochi cronisti che hanno raggiunto Palazzo Chigi, ha cercato di lanciare un segnale distensivo: "Incontrerò le opposizioni presto". Probabilmente già domani. E si va verso l'inclusione nel decreto economico di alcune proposte del centrodestra.

Nel merito, i governatori lombardo ed emiliano, Fontana e Bonaccini, parlano di un Dpcm necessario ma "pasticciato, poco chiaro", in cui si dovrà dire con più chiarezza cosa i cittadini possono o non possono fare. Ma più in generale scende un silenzio sulla notte da psicodramma delle massime istituzioni italiane. E si trae il succo: le restrizioni servono anche se fanno (e hanno fatto) tremare i polsi di governanti e cittadini.

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