venerdì 19 luglio 2013
A incrociare le braccia per quattro ore all'inizio di ogni turno saranno i 115mila dipendenti del Servizio sanitario. Potrebbero saltare circa 500mila controlli specialistici e 30mila interventi chirurgici. Lo stop dei veterinari, inoltre, bloccherà la macellazione dei capi di bestiame e le ispezioni nei mercati ittici.
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N​on si ferma la protesta della sanità alle prese con tagli pesanti e condizioni di lavoro sempre più difficili per il blocco del turnover e del contratto, complicate anche dalla crescita esponenziale del contenzioso. Dopo ginecologi e ortopedici, lunedì sarà la volta di tutta la sanità pubblica: a incrociare le braccia per quattro ore all'inizio di ogni turno saranno i 115 mila medici e veterinari dipendenti del Servizio sanitario e anche i 20mila dirigenti sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del Ssn.  A farne le spese migliaia di visite e interventi programmati (garantite solo le emergenze), con grande rammarico dei sindacati che si dicono costretti a questa forma estrema di protesta per evitare che il sistema vada “a picco”. E, secondo le loro stime, potrebbero saltare circa 500mila controlli specialistici e 30mila interventi chirurgici. Ma sarà un lunedì nero anche per i produttori di carne: per lo stop dei veterinari si bloccherà anche la macellazione dei capi di bestiame, che riguarda ogni giorno migliaia di bovini, suini eovini. Così come non ci saranno i consueti controlli per la sicurezza alimentare nei mercati ittici e in quelliortofrutticoli.Quello degli operatori della sanità è «un grido di allarme perché rischia di collassare l'intero sistema di welfare» dice a nome dell'intersindacale Costantino Troise, segretario del principale sindacato degli ospedalieri (Anaao). Per rendersi conto delle condizioni in cui versa un servizio che «costa solo 7 punti di Pil mentre la filiera della salute ne restituisce 12 - aggiunge - basta fare un giro nei Pronto soccorso, ormai reparti di degenza con posti barella, scrivania, o solo in piedi». O nei reparti, sottodimensionati perché il personale che va in pensione non viene sostituito. Ma anche «nelle aule dei tribunali» che ormai si riempiono di cause contro i medici che nella maggior parte dei casi si concludono con l'archiviazione.  Inutile, nonostante la riconosciuta disponibilità al dialogo, il tentativo di Beatrice Lorenzin. Il ministro della Salute, sul fronte del contratto, ha solo potuto impegnarsi a verificare se sia possibile riprendere almeno della contrattazione regionale, attraverso lo sblocco dei fondi integrativi che le aziende dovrebbero avere già accantonato (e se i soldi dovessero non esserci, avverte sempre Troise, «si tratta di appropriazione indebita, un reato penale»). Troppo poco per fermare i sindacati che lunedì, con lo slogan «contratto subito», sarannoin sit-in davanti al ministero dell' Economia perché, come ha spiegato anche Massimo Cozza, Cgil Medici, «uno dei punti centrali della protesta è la carenza di risorse e l'assenza del contratto che non garantiscono più il diritto alle cure e il diritto a curare». Oltre alla richiesta di stabilizzare gli «oltre diecimila medici precari» che rischiano di diventarlo «a tempo indeterminato».
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