sabato 10 luglio 2010
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Il 26 luglio prossimo, per protestare contro la manovra finanziaria, anche i diplomatici incrociano le braccia. Ad annunciarlo in una nota è il Sindacato nazionale dipendenti del ministero degli Esteri (Sndmae) che rappresenta gran parte delle feluche. «I diplomatici italiani non possono accettare quei tagli, alle risorse e al funzionamento della loro carriera di servitori del Paese, che di fatto preludono allo smantellamento della Farnesina», si legge nel comunicato.Il Sndmae ha sottolineato che tante commesse all'estero e accordi internazionali come quelli che ultimamente ha firmato in America latina il premier Silvio Berlusconi (il quale ha parlato di un guadagno per il Paese pari a un punto di Pil) non sarebbero stati mai raccolti «senza il lavoro assiduo, determinato, spesso testardo, senza il lavoro da professionisti dei nostri diplomatici». «I diplomatici e tutti i lavoratori della Farnesina sono impegnati a promuovere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e ad appoggiarle quando investono e quando partecipano a gare e commesse», ha spiegato il Sndmae. «Senza l'impegno dei diplomatici, ci sarebbero meno posti di lavoro in Italia e meno ricchezza per il nostro Paese, le cui aziende hanno ormai - e devono avere, per vivere e prosperare - come orizzonte i mercati mondiali», ha ricordato il sindacato.Il ministero degli Esteri, ha assicurato il Sndmae, «produce molto più di quanto costi al Paese. Ha ragione il presidente Berlusconi quando ricorda che il bene comune non è fatto dalla somma dei pur legittimi interessi particolari e i diplomatici italiani chiedono di continuare a esistere come carriera di una Farnesina vitale, proprio per poter continuare a servire il bene comune», ha concluso la nota.
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