martedì 15 dicembre 2015
La protesta di mercoledì interessa 200mila camici bianchi: interventi, esami e visite a singhiozzo. Garantite solo le urgenze. Nel mirino la questione delle nuove assunzioni.
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​"Renzi, dove sei?". Si rivolgono direttamente al premier i medici italiani che domani scenderanno in piazza per una giornata di sciopero generale in difesa del Servizio sanitario nazionale contro i tagli delle prestazioni erogate ai cittadini: a rischio, per la protesta che interessa oltre 200mila camici bianchi, sarebbero 2 mln di prestazioni tra visite ed esami e fino a 40mila interventi chirurgici, mentre saranno garantite le urgenze. Una giornata - previsto anche un sit-in all'ospedale San Camillo di Roma - in cui medici ospedalieri, di famiglia, pediatri, dirigenti sanitari e veterinari pubblici rivendicheranno, uniti, "la dignità della professione", dicendo no alla "indifferenza del governo ai problemi della sanità". I motivi dello sciopero sono l'emendamento per le assunzioni del personale sanitario e le norme per la responsabilità medica, tanto attese dalla categoria, che rischiano di sparire dalla legge di stabilità. Un "dietro front" che le associazioni dei camici bianchi considerano grave, annunciando centinaia di ricorsi per l'inevitabile mancato rispetto dell'orario di lavoro stabilito dalle norme Ue, che le nuove assunzioni avrebbero dovuto scongiurare. Ma, ieri il responsabile Sanità del Pd, Federico Gelli, ha rassicurato: "stiamo riformulando l'emendamento" per consentire alle Regioni di pianificare entro febbraio il fabbisogno di assunzioni rispetto alla copertura dei servizi". Lo sciopero è "un momento di riflessione su tutto il Servizio Sanitario Nazionale" ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a margine dell'inaugurazione della nuova terapia intensiva pediatrica dell'Umberto I di Roma. "Il tema vero è l'organizzazione delle singole Regioni, è rendere efficienti le prenotazioni delle prestazioni, controllare e monitorare. Noi abbiamo dato tutti gli strumenti per farlo. Io prendo in modo costruttivo le ragioni di questa protesta, perché è un momento di riflessione di tutta la nazione su tutte le questioni di questo comparto, che non è proprietà di una singola istituzione ma di tutti gli italiani". Le organizzazioni hanno annunciato due giorni ulteriori di protesta per il 2016, ma il ministro spera che vengano ritirati. "Io lo spero veramente, innanzitutto perché c'è un tema reale del nostro paese che è quello di prendere visione in modo complessivo di tutta la questione dei medici e degli operatori sanitari. È un dato di fatto che il blocco del turnover ha inceppato un meccanismo che era quello della programmazione, noi formiamo medici in numero necessario alle strutture sanitarie, non riuscire poi ad assorbirli e a garantire un percorso a queste persone finisce per dequalificare le strutture e scoraggiare dei professionisti di alto livello.
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