lunedì 16 gennaio 2012
​Le ipotesi contenute nella bozza liberalizzazioni provocano la rabbia del settore. Le associazioni Figisc e Anisa: «Ne va dell'esistenza della nostra categoria». Ancora da decidere modalità e date precise.
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Figisc e Anisa, le due associazioni dei gestori dei distributori di benzina aderenti a Confcommercio, hanno proclamato lo sciopero contro le ipotesi di liberalizzazione del settore. Date e modalita' devono ancora essere decise ma, informa una nota, ''si trattera' di una chiusura prolungata: 7 giornate di chiusura degli impianti''. ''La scelta di intervenire sull'esclusiva di fornitura nella rete carburanti - avvertono Figisc e Anisa - non produrra' alcun effetto sui prezzi, ma otterra' il risultato di far espellere i gestori dalla rete alla scadenza dei loro contratti e di far rendere loro dalle aziende petrolifere e dai retisti convenzionati la vita ancor piu' impossibile fin da subito. Non solo, perche' la norma che autorizza gli impianti a funzionare 24 ore su 24 solo nella modalita' self service senza piu' la presenza dell'operatore e' un altro grossissimo chiodo piantato sulla bara della categoria. Insomma, ci vuole davvero coraggio a sostenere che queste siano le misure di sviluppo necessarie a far uscire dalla crisi economica il Paese''.: Le modalita' e le date precise, continuano il presidente della Figisc, Luca Squeri, e quello di Anisa (autostrade), Stefano Cantarelli, verranno decise nei prossimi giorni, ''anche alla luce dei provvedimenti che il Governo assumera' nel prossimo Consiglio dei Ministri''. La posta in gioco, continuano, ''e' talmente importante da non consentire incertezze di sorta: ne va davvero dell'esistenza della categoria'', anche perche' ''l'attacco contro i gestori non si puo' giustificare con l'obiettivo di calmierare i prezzi dei carburanti'', dovuto ''per l'80% all'aumento delle imposte deciso con le reiterate manovre sulle accise, mentre l'aumento della materia prima ha inciso per il 20%''. Insomma, ''la fretta di 'liberalizzare' questo settore'' e' ''una mossa tutta 'politica' per dare una qualche risposta mediatica alle tensioni sui prezzi''. Insomma, ''dopo avere pescato a piene mani sulla fiscalita' dei carburanti, si vuol fare intendere agli italiani di restituire loro qualcosa scagliando il pallone nella rete del sistema distributivo senza curarsi di chi se la prende direttamente in faccia''.
LE MISURE. Più farmacie, più licenze per i taxi, più notai, addio alle tariffe minime per i professionisti, gare pubbliche per le concessioni delle spiagge. Sono queste le principali misure contenute nel decreto liberalizzazioni cui sta lavorando il Governo che, dopo un primo giro di tavolo oggi al consiglio dei ministri, accelerera' il passo nei prossimi giorni per arrivare al varo il 19 gennaio. Nella 'bozza' che circola c'e' anche una deroga per l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori anche se, secondo quanto si apprende, la norma potrebbe essere non inserita nel testo definitivo. Continuano intanto le proteste delle categorie colpite mentre la Cgia di Mestre avverte che negli anni le liberalizzazioni non hanno portato risparmi ai consumatori, ma sono costate alle famiglie italiane quasi 110 mld di euro (109,6 mld di euro, 286 euro l'anno a famiglia). Solo l'apertura del mercato dell'energia elettrica ha dato risultati positivi. Altroconsumo stima invece notevoli risparmi per i cittadini: 500 milioni annui dall'apertura di nuove farmacie, oltre 3 miliardi di euro per il sistema Italia (circa 150 euro all'anno per famiglia) dalle misure sui carburanti, un calo del 30% delle tariffe dalla liberalizzazione delle professioni.
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