martedì 5 marzo 2013
In tarda mattinata si era diffusa la notizia, ora smentita, dell'iscrizione dei due senatori Pdl nel registro degli indagati in merito all'indagine sulla “compravendita” di senatori del 2010.
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​Fonti della procura di Roma hanno smentito nella serata di martedì quanto affermato precedentemente da fonti giuidiziarie secondo le quali i due senatori del Pdl, Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, sarebbero indagati per corruzione dalla stessa procura.Le fonti avevano attribuito l'iniziativa, ora smentita, al procuratore aggiunto Francesco Caporale, che avrebbe aperto un fascicolo in relazione alle denunce presentate dall'ex magistrato e leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro dopo che nel dicembre 2010 i due allora deputati avevano lasciato l'Idv e votato la fiducia al governo di Silvio Berlusconi.Le stesse fonti avevano circostanziato l'apertura del fascicolo aggiungendo anche che in mattinata Caporale e il sostituto Alberto Pioletti avevano ricevuto Di Pietro.Di Pietro, avevano riferito ancora le fonti, avrebbe portato un memoriale nel quale ricorda anche quanto da lui saputo dal senatore Idv Giuseppe Caforio. Caforio ha ricordato a Di Pietro che nel 2008 il senatore Idv Sergio De Gregorio gli offrì del denaro per votare contro la fiducia al governo di Romano Prodi.Interpellato sulla presunta iniziativa della procura di Roma, Razzi ha risposto: «Ma quando mai?!! Io soldi? La verità è che la gente evidentemente è invidiosa, quando uno entra in politica. Io non ho ricevuto niente, non so di cosa possa essere accusato. Andrò a parlare. E mi consulterò con un avvocato, perché farò anche denunce per diffamazione».Scilipoti invece ha affidato la sua replica al sito Affariitaliani: «Mi sembra una cosa ridicola. Ho sempre detto che la mia fu una scelta dettata dagli interessi degli italiani e non da quelli di bottega. Altri hanno fatto una scelta diversa dalla mia e hanno fatto prevalere gli interessi di bottega. Ho pensato il contrario e sono convinto di aver fatto bene». Da Napoli arriva il «no» al legittimo impedimentoLa Procura di Napoli non ritiene che sussista il legittimo impedimento addotto da Silvio Berlusconi che era stato invitato a presentarsi per rendere interrogatorio nell'ambito dell'inchiesta sulla compravendita dei senatori.La Procura aveva indicato tre date - oggi, il 7 e il 9 marzo presso una caserma della Guardia di Finanza a Roma - per interrogare l'ex premier prima di inoltrare eventualmente al gip la richiesta di giudizio immediato. A quanto si è appreso, Berlusconi avrebbe addotto una serie di impedimenti relativi anche ad impegni legati alla sua attività politica: un incontro oggi con i neo eletti parlamentari del Pdl nonchè l'udienza di un processo in corso a Milano. La difesa di Berlusconi aveva manifestato disponibilità per rendere interrogatorio comunque dopo il 15 marzo. La Procura, a quanto si è appreso, non ha indicato nuove date.
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