venerdì 16 novembre 2012
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​Ultimo avviso del presidente del Senato Renato Schifani sulla legge elettorale: il testo sarà in aula entro la fine del mese. «Non ho intenzione di tenerla ferma», fa sapere la seconda carica dello Stato, facendo anche capire di essere favorevole all’election day. Il tempo stringe e la prossima settimana si tornerà a votare sulla riforma in commissione Affari Costituzionali. Le posizioni tra Pd e Pdl, però, restano distanti e allo stato è quindi possibile che si vada, almeno in commissione, a una nuova prova di forza con il Pdl che va avanti sulla propria strada continuando a votare il testo Malan con Lega e Udc. La partita, però, è ancora complessa e il dossier dell’election day potrebbe giocare a favore di un’intesa.Allo stato, però, anche gli emendamenti depositati ieri dai due relatori in commissione, di fatto, certificano la distanza tra i due maggiori partiti. Da un lato Malan (Pdl) propone di inserire anche al Senato le stesse modifiche che sono state apportate con i voti della vecchia maggioranza all’articolo 1 del provvedimento, quello relativo alla Camera: soglia al 42,5% solo oltre la quale la coalizione vincente ottiene un premio al massimo di 170 seggi (per la Camera sono 340). Nessun "premietto" di coalizione.Dall’altro lato Enzo Bianco (Pd) propone per Palazzo Madama una soglia al 40% che porti chiunque la superi a 170 seggi e, in caso nessuno la raggiunga, un "bonus" al primo partito di 32 seggi. Un "premietto" sostanzialmente del 10% sul quale non è disposto a trattare ma che non va bene al Pdl. «Trentadue seggi - fa i conti Malan - sono circa 4 milioni di voti, visto che alle ultime elezioni sono andati a votare 40 milioni di elettori e si tratta del 10% circa. Non si può certo chiamare "premietto"...».Insomma, le distanze restano, al netto di nuove ipotesi di mediazione alle quali fa sapere di star lavorando il senatore Roberto Calderoli che da tempo cerca di fare da pontiere tra le due parti. E al netto, soprattutto, di accelerazioni collegate allo show down del Pdl che minaccia il voto anticipato se non otterrà l’election day tra regionali e politiche. «Lasciamo la legge elettorale - dice il presidente della commissione Carlo Vizzini - fuori dalle mine che si fanno brillare intorno al governo, lavoreremo tutti per tenerla fuori da altre questioni come l’election day». Ma il tema, chiaramente, pesa sul tavolo. Il rischio per il Pdl, qualora decidesse veramente di staccare la spina, è quello di ritrovarsi a votare con l’attuale legge elettorale che non lo favorisce, così come non favorisce l’Udc.Questo potrebbe spingere verso un’intesa visto che un testo approvato a maggioranza semplice a Palazzo Madama avrebbe poche chance di uscire dalla Camera o, quantomeno di uscirne invariato con, quindi, la necessità di un nuovo e complicato passaggio al Senato. Il Pd insiste: «La priorità – dice Anna Finocchiaro – in questo momento è quella di andare al voto con una nuova legge elettorale». Come a dire: niente voto se prima non c’è la riforma (e dunque un’intesa). Una posizione che, del resto, è anche quella del Quirinale.
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