sabato 2 aprile 2016
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Hanno percorso migliaia di chilometri in cerca di una vita migliore, per poi finire sui marciapiedi di qualche città occidentale, magari anche italiana. Quello delle “schiave del sesso” reclutate a forza tra i migranti in fuga dal Medio Oriente è un aspetto ancora poco indagato ma per questo non meno sconvolgente. A far luce su questo fenomeno è stata un’operazione della polizia libanese che ha smantellato una rete di trafficanti di schiave del sesso e liberato 75 donne, in maggioranza siriane. «Si tratta della più vasta rete di traffici sessuale scoperta dall’inizio della guerra in Siria nel 2011 ad oggi», ha dichiarato un dirigente dei servizi di sicurezza di Beirut. Le donne sono state violentate e picchiate e alcune di loro portano sul corpo i segni di «mutilazioni», si legge in un comunicato delle Forze di sicurezza interne (Fsi), che aggiunge orrore all’orrore. Gli agenti della polizia della regione Monte Libano, a nord della capitale Beirut, prosegue il comunicato della polizia, hanno «identificato e arrestato un gruppo di persone che ha messo in piedi la più pericolosa rete criminale di trafficanti umani del Libano». I poliziotti «hanno soccorso 75 donne», in maggioranza siriane, che sono state sottoposte a torture psicologiche e fisiche, obbligate a compiere atti sessuali e a vedere immagini indecenti di loro stesse, scattate e poi distribuite», sottolinea il comunicato. Nella stessa operazione, la polizia ha messo in salvo anche un bambino di pochi mesi, probabilmente il figlio di una delle donne soccorse. «Giustamente – ricorda il direttore della Caritas del Libano, padre Paul Karam – la stampa e la televisione hanno dato con grande enfasi la notizia, perché si tratta della più imponente operazione di contrasto alla schiavitù sessuale mai portata a termine nel Paese. Non è, invece, la prima volta che tra i migranti vengono reclutate donne che poi sono avviate alla prostituzione. Purtroppo è un fenomeno che conosciamo». Anche a queste donne, come alle altre centinaia di migliaia di migranti che, in questi anni, sono arrivati nel Paese dei cedri, la Caritas offre sostegno e aiuto. Sul territorio sono stati attivati numerosi servizi di assistenza che funzionano a pieno regime. In Libano, infatti, sono attualmente ospitati circa due milioni di profughi, circa la metà della popolazione residente, il più alto tasso di rifugiati al mondo per abitante. «È come se in Italia ospitaste più di 20 milioni di profughi », ricorda don Karam per dire anche dello sforzo che il piccolo Paese mediorientale sta compiendo sul fronte dei flussi migratori. Un’emergenza che sta impegnando a fondo gli operatori e i volontari della Caritas libanese, con progetti sostenuti finanziariamente anche da Caritas Italiana. «L’assistenza ai migranti è varia e comprende diversi aspetti – conclude il direttore di Caritas Libano –. Nelle strutture di accoglienza ci concentriamo sull’aiuto sanitario, ma anche su quello psicologico e legale. La formazione è un altro aspetto importante perché dà la possibilità ai rifugiati di imparare la lingua e poter così cominciare a pensare a una nuova vita lontano dalla guerra». © RIPRODUZIONE RISERVATA Libano
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