martedì 15 settembre 2015
​Dall'Olanda alla Slovacchia, controlli alle frontiere.  
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​«Lo ha fatto la Germania, quindi lo facciamo anche noi». È il mantra – e neppure troppo semplificato – di ministri e capi di governo europei delle ultime ore. Non riguarda però l’accoglienza ma la chiusura della frontiere. Berlino domenica ha attivato i controlli sul confine austriaco, ieri poi in parte sospesi sulle linee ferroviarie (ma non sulle autostrade, dove proseguono le verifiche su minvan e furgoni, in cerca soprattutto di trafficanti). Una scelta che ha trovato pronti epigoni. Anche se spesso i flussi in entrata sono vistosamente differenti.L’Europa consente in casi eccezionali di sospendere Schengen. Ed «eccezionalmente difficile» è stata giudicata la situazione tedesca dal presidente del parlamento europeo Martin Schulz. Sotto pressione è anche l’Austria, che ieri ha deciso di mandare 2.200 membri dell’esercito sul confine ungherese per gestire il fiume di profughi. «Faremo come ha fatto la Germania» ha detto il ministro dell’Interno Mikl-Leitner. I militari, ha spiegato il governo di Vienna, potranno anche controllare i documenti. E al Brennero le autorità austriache hanno respinto all’Italia 60 migranti.«Faremo come la Germania, ripristineremo controlli provvisori ai confini, come ci autorizza Schengen». Questa volta è l’Olanda, per voce del ministro di Sicurezza e Giustizia Klaas Dijkhoff. Pattuglie della polizia circoleranno lungo le frontiere con Germania e Belgio: «È un modo per capire rapidamente se la corrente di migranti si sposta verso l’Olanda». Comprensione nei confronti di Berlino ha espresso anche il segretario di Stato belga Theo Francken, annunciando di valutare i controlli alle frontiere. La situazione legata ai rifugiati, ha detto, «comporta una pressione pesante e pericolosa». Anche la Francia si è detta pronta a ristabilire i controlli alla frontiera con l’Italia. «Se ci dovesse essere una situazione identica a quella di alcune settimane fa – ha spiegato il ministro degli Interni francese Bernard Cazeneuve – sono già state date tutte le disposizioni per mettere in opera lo stesso dispositivo di controllo».Rapida anche la reazione dei paesi dell’Est. Anche la Polonia è pronta a ripristinare i controlli nel caso, ha detto il primo ministro Ewa Kopacz, «di segnali di minaccia dall’esterno». E la Slovacchia invia 220 uomini ai valichi con Ungheria e Austria, «in conseguenza della situazione di emergenza e del flusso migratorio», ha fatto sapere il governo di Bratislava. «Seguendo l’esempio della Germania», naturalmente. Gongola Viktor Orban: «Nutriamo grande comprensione per la Germania e mostriamo la nostra piena solidarietà», ha detto il premier ungherese. Che ha dato il suo appoggio a «una decisione che difende i valori di quel paese e dell’Europa». Anche se Berlino ha motivato la decisione, che non tocca i richiedenti asilo, con la «l’urgenza di concordare sul pacchetto immigrazione»: «I nostri principi – ha detto il portavoce del governo tedesco Seibert – continuano a essere umanità e diritto alla protezione».Il rischio di questa improvvisa serrata è, però, una pilatesca lavata di mani. Secondo l’Acnur, infatti, «la combinazione di differenti e singole misure – sostiene l’organismo Onu – potrebbe creare una situazione in cui un largo numero di rifiugiati che cercano asilo in Europa secondo le normative internazionali, si ritrovino a vagare in un limbo giuridico».
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