sabato 13 luglio 2019
Nessun tentativo di discriminare gli allievi, assicura l’Istituto Comprensivo E.L. Corner di Fossò e Vigonovo, fra Venezia e Padova. «Siamo stati male interpretati»
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Nessun tentativo di discriminare gli allievi, assicura l’Istituto Comprensivo E.L. Corner di Fossò e Vigonovo, fra Venezia e Padova. «Siamo stati male interpretati». Ma intanto la polemica è esplosa, dal livello locale a quello nazionale. Fa discutere quel modulo di iscrizione di una scuola elementare di Fossò, fra Venezia e Padova, che riporta la dicitura in cui dichiarare se l’allievo sia di etnia sinti, rom nomade o caminanti. Non manca, per la verità, una casella per "italiano" e uno spazio per specificare, se straniero, la nazionalità di origine.

«Se il modulo dal punto di vista legale ha dei profili di illegittimità lo cambieremo sicuramente» ha replicato Carlo Marzolo, il dirigente scolastico. «A scanso di ogni equivoco, va ribadito che l’operato dell’Istituto e di tutti coloro che vi lavorano è teso a tutelare l’interesse di ogni alunna e di ogni alunno – ha precisato –, la sua crescita umana e culturale, nel rispetto e nella valorizzazione di ogni caratteristica personale. A questo fine vengono raccolti dati personali, anche sensibili, trattati sempre nella dovuta riservatezza».

Ma l’assicurazione non è bastata a prevenire le polemiche. «Quanto accaduto conferma il grave pregiudizio nei confronti di rom, sinti e caminanti perché si dà per scontato che un bambino che non si conosce ancora avrà dei problemi e necessità speciali, solo perché dichiara la propria etnia» ha dichiarato la mediatrice culturale e attivista rom, Dijana Pavlovic. «È pura discriminazione, sono le forme di razzismo che si usano per identificare le persone a livello di istruzione – insiste Davide Casadio, presidente della Federazione Rom e Sinti –. Queste cose devono essere denunciate, alla luce di quello che sta succedendo in Italia». Non sono mancate interrogazioni parlamentari. «La scuola ha certamente chiesto queste informazioni con l’intento di poter integrare al meglio, nel progetto educativo scolastico, le differenti etnie e culture – ha quindi gettato acqua sul fuoco l’assessore veneta all’Istruzione, Elena Donazzan –. Io tuttavia sono contraria, perché ritengo non debbano esistere differenziazioni di trattamento in base alla razza, alla lingua, alla religione, all’opinione politica o alla condizione personale e sociale, come recita peraltro l’art. 3 della nostra Costituzione».

La posizione della Regione Veneto ha chiuso il caso. «Crediamo sia in atto un abuso ed una discriminazione gravissima – aveva protestato subito Rifondazione comunista –. Questo modulo va immediatamente ritirato perché vìola la nostra Costituzione, la legge Mancino e le normative europee che vietano qualsiasi censimento che faccia riferimento all’origine etnica dei cittadini». Poche ore dopo, è arrivato il dietrofront della scuola.

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