sabato 26 giugno 2010
Confermati gli arresti per l'ex numero uno di Fastweb e per l'imprenditore romano, indagati per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di due miliardi di euro.
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Sono stati legittimi gli arresti disposti dai magistrati romani nei confronti dell'ex numero uno di Fastweb, Silvio Scaglia, e dell'uomo di affari Gennaro Mokbel, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Roma per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di due miliardi di euro. La terza sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato i ricorsi dei due indagati contro l'ordinanza del marzo scorso con cui il tribunale del riesame della capitale aveva confermato le misure cautelari in carcere disposte dal Gip di Roma nelle settimane precedenti. La Suprema Corte, dunque, ha confermato il carcere per Mokbel, mentre, evidentemente, ha ritenuto che non ci fossero vizi nell'ordinanza di custodia in carcere per Scaglia, il quale poi, dal 17 maggio scorso, ha ottenuto i domiciliari, che sta scontando in Val d'Aosta.  «Una delle frodi più colossali mai poste in essere nella storia nazionale». Così il gip romano Aldo Morgigni ha definito il maxiriciclaggio per circa due miliardi di euro. L'inchiesta, denominata "Broker" e condotta dalla Direzione antimafia della capitale insieme al Ros e alla Guardia di finanza, ha portato all'emissione di ben 56 ordinanze di custodia cautelare. Scaglia è accusato di «partecipazione all'associazione per delinquere» individuata dagli inquirenti, «in relazione alle condotte tenute nell'ambito delle operazioni commerciali fittizie "Phuncard" e "Traffico telefonico"» e del reato di «dichiarazione infedele mediante l'uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti» in relazione alle dichiarazioni Iva relative agli anni fiscali 2003, 2005 e 2006. La frode consisteva nel creare ingenti e fittizi crediti Iva attraverso società fantasma.Personaggio chiave dell'inchiesta è inoltre Gennaro Mokbel, che Scaglia ha negato di conoscere. Si tratta di un imprenditore romano con un passato e amicizie nella destra eversiva e contatti anche con Antonio D'Inzillo, killer della banda della Magliana. Anche la moglie di Mokbel, Giorgia Ricci, avrebbe un ruolo di vertice nell'organizzazione di riciclaggio ed è detenuta. Mokbel sarebbe anche l'artefice, sempre secondo gli inquirenti, dell'elezione del senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo, anche lui arrestato in seguito all'operazione "Broker" dopo essersi dimesso da Palazzo Madama. L'imprenditore romano, di fatto intestatario di nessuna società ma creatore, secondo le carte dell'accusa, di una miriade di società fittizie per effettuare la frode, era l'elemento di congiunzione tra le società di telecomunicazioni Fastweb e Telecom Sparkle.
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