mercoledì 12 gennaio 2022
«Sì alle scuole aperte, ma vanno rese più sicure. Sul Quirinale serve il massimo di unità, il Paese ha bisogno di concordia per rilanciarsi»
Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl

Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl - Foto d'archivio

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L’attenzione del mondo politico è ormai catalizzata dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ma una volta superato questo importante appuntamento quali saranno le priorità da affrontare per il Paese? Ne parliamo con il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che rilancia la necessità di un clima di concordia istituzionale e di un patto sociale mentre incalza il governo sui temi della difesa del lavoro, delle riforme e sulle vaccinazioni anti-Covid che, sottolinea, vanno rese obbligatorie per tutti, bambini compresi.

«L’elezione del capo dello Stato è un momento cruciale, tanto più in questa fase storica. L’auspicio è che le forze politiche sappiano esprimere massima unità per avviare un settennato di concordia istituzionale e sociale. Lo impongono le sfide epocali che abbiamo di fronte. Come ha sottolineato lo stesso Presidente Mattarella nel discorso di fine anno - afferma il numero uno della Cisl – la priorità oggi è quella di far ripartire il Paese su nuove basi di equità, di coesione e di una crescita economica che non lasci nessuno indietro. Bisogna occuparsi seriamente del problema dell’esclusione dei giovani, della precarietà, della sicurezza sul lavoro, della riduzione dei divari territoriali. E soprattutto delle diseguaglianze sociali, enormemente cresciute con la pandemia».

Segretario, entriamo nell’ultimo anno di legislatura. Ci sarà il clima necessario per affrontare queste sfide? Lei è fiducioso o preoccupato?
La coesione è indispensabile se vogliamo davvero cambiare l’Italia. Il dialogo, il confronto e una nuova concertazione sono gli strumenti più adeguati e moderni per far partecipare le persone al cambiamento. Per questo bisogna consolidare il confronto con il governo con l’obiettivo di un grande patto sociale sulle riforme economiche, a partire dal fisco, dall’attuazione degli investimenti del Pnrr, da una nuova politica industriale sostenibile, dalla riforma del sistema pensionistico, dalle nuove politiche attive del lavoro e dalla tutela dei salari e delle pensioni.

Come valuta le decisioni prese dal governo sulla riapertura delle scuole e sull’obbligo vaccinale per i meno giovani?
Draghi ha ragione quando dice che la Dad crea diseguaglianze e che bisogna fare ogni sforzo per tenere le scuole aperte. Ma i desiderata si infrangono spesso in classi da 30 o più alunni, istituti vetusti, mancanza di personale docente e Ata. Se vogliamo davvero raggiungere e mantenere questo obiettivo, occorre rendere più sicure le scuole e le classi, estendere l’obbligo vaccinale a tutti senza limiti di età, e quindi anche agli alunni. Poi bisogna dotare studenti e operatori di mascherine Fpp2, adeguare gli edifici, compensare le carenze di organico, rendere sicuri i trasporti. Tutti obiettivi che la Cisl sollecita da tempo.

Con la ripresa è risalita anche l’occupazione. Ma siamo sotto i dati del 2019 e alcuni settori restano in difficoltà
I dati ci parlano di un mondo del lavoro che ha mostrato vitalità e voglia di ripresa ma che, ancora a novembre, scontava livelli lontani dal pre-crisi. Oggi, con l’impennata della curva pandemica, questa distanza rischia di aumentare ulteriormente, tanto più in assenza di strumenti adeguati di protezione dell’occupazione. Per questo abbiamo chiesto al governo di sbloccare subito i ristori per i settori maggiormente colpiti, servizi e turismo in primis. Ma soprattutto di prorogare almeno fino a marzo e per tutti i comparti in difficoltà, la cassa Covid.

Intanto i prezzi dell’energia corrono e mettono a rischio i conti di famiglie e imprese. Draghi non si è sbilanciato sui nuovi provvedimenti per sostenere l’economia. Di cosa c’è bisogno?
È uno dei temi decisivi su cui bisognerà confrontarsi. I provvedimenti che ha messo in campo il governo – 3,8 miliardi per arginare il caro-bollette, una quota quasi raddoppiata grazie anche all’azione del sindacato – sono importanti, ma non ancora sufficienti. Bisogna sostenere da un lato le imprese per ridurre i costi troppo alti dell’energia, dall’altro abbassare le accise sulle bollette, controllando tutte le possibili variabili inflattive. E poi serve una vera politica energetica nazionale per diversificare le fonti, riducendo la dipendenza dai colossi internazionali del gas.

Il governo vi ha convocato domani (oggi per chi legge) sulle pensioni. Cosa chiederete? Dopo lo sciopero di Cgil e Uil a dicembre senza la Cisl, le strategie sono divergenti?
La convocazione è un segnale di attenzione, coerente con l’impegno preso dal presidente del Consiglio. Bisogna discutere di una pensione di garanzia per i giovani, estendere la previdenza integrativa, rendere il sistema più flessibile in uscita a partire da 62 anni o 41 di contributi, allargare l’Ape Sociale . Sono proposte note, che fanno parte della piattaforma unitaria. La frattura con gli altri sindacati si è verificata su una diversa visione dell’azione sindacale, che per la Cisl deve puntare alla ricerca responsabile e costruttiva di un dialogo con le istituzioni, e non al conflitto fine a se stesso.

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