Notte senza sbarchi sull'isola di Lampedusa dopo la tragedia sfiorata all'alba di domenica con 527 profughi arrivati sul barcone che si è incagliato sugli scogli. In giornata la guardia costiera ha recuperato i corpi di tre uomini di età compresa tra i 25 e 30 anni, che probabilmente sono annegati nelle concitate operazioni di sbarco. Le vittime provenivano dall'Africa subsahariana. I corpi erano in un punto molto profondo, a 30 metri dallo scafo dell'imbarcazione che si è incagliata ieri a largo dell'isola.
I TRASFERIMENTIIeri sera è salpata dal porto di Cala Pisana la nave traghetto Flaminia con a bordo 1.296 profughi, sbarcati nei due giorni precedenti. Il traghetto raggiungerà i porti di Livorno, Cagliari e Napoli, Prima di partire sono stati tutti identificati e fotosegnalati. In nottata è arrivata a Lampedusa, e resta per il momento in rada, la nave Excelsior che oggi dovrebbe trasferire gli altri profugi sull'isola. A Lampedusa restano ancora 80 tunisini che nei prossimi giorni dovrebbe essere rimpatriati.
IL NAUFRAGIO Tragedia sfiorata, ieri all'alba, a Lampedusa: un barcone con 500 persone a bordo - l'ennesimo partito dalla Libia - è finito fuori rotta e si è incagliato sugli scogli all'interno del porto, a una decina di metri dalla riva rischiando di capovolgersi a causa delle onde. Le persone si sono gettate in mare e si sono salvate grazie alla catena umana alla quale hanno partecipato tutti, forze dell'ordine, volontari e cittadini. I fatti si sono verificati alle 4.10, poco dopo che sull'isola era giunta un'altra imbarcazione stracarica di 800 migranti: 800, tra cui 138 donne e 12 bambini. Le operazioni di conta e di prima assistenza erano ancora in corso quando, lì vicino, si sono sentite le urla degli altri immigrati. Il timone della loro imbarcazione si è rotto e la carretta è finita sugli scogli. A questo punto i migranti che erano a bordo (anche in questo caso molte le donne, anche incinte, e i bambini) si sono lanciati in mare per la paura, cominciando ad annaspare perchè quasi nessuno sapeva nuotare. Immediatamente sono scattati i soccorsi: una squadra di sommozzatori della Guardia Costiera è subito intervenuta con i salvagente, cominciando a recuperare i naufraghi che venivano poi passati alle persone che si trovavano sulla scogliera. Un'operazione che è andata avanti per circa un'ora e mezza, fino a quando tutti gli immigrati non hanno raggiunto la riva. Purtroppo poche ore dopo sono stati rinvenuti tre corpi rimasti incagliati sotto la barca: recupetati dalla Guardia Costiera, si è accertato che si tratta di tre uomini giovani.Anche questo barcone, al pari degli altri giunti a Lampedusa nelle ultime ore, è partito dalla Libia. Avvistato già sabato pomeriggio, sembrava fosse diretto a Malta ma una vedetta maltese lo avrebbe intercettato e 'accompagnatò verso Lampedusa, dove è stato preso in consegna da una unità della Gdf. Sulla barca sono riusciti a salire anche tre finanzieri: "stavano dirigendo verso l'imboccatura del porto - spiegano le Fiamme Gialle - quando il timone si è improvvisamente rotto impedendogli di virare verso sinistra". Il barcone si è così incagliato e "solo grazie alla perizia dei finanzieri che hanno mantenuto la marcia ingranata la barca non è stata ripetutamene sbattuta sugli scogli". Di immigrazione è tornato a parlare ieri il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sottolineando che "gli ultimi sbarchi a Lampedusa, oltre 1.500, sono tutti profughi non rimpatriabili, partiti dalla Libia a causa della guerra. Il flusso di clandestini dalla Tunisia - ha aggiunto il ministro - si è invece praticamente fermato, grazie all'accordo da me firmato il 5 aprile con il governo di Tunisi".
LE ACCUSE DEL GUARDIAN"Decine di africani sono stati lasciati morire nel Mediterraneo dopo che unità militari europee e della Nato hanno apparentemente ignorato le loro richieste di aiuto". La denuncia parte oggi dal quotidiano britannico 'The Guardian' secondo il quale un'imbarcazione che trasportava 72 migranti, tra loro molte donne, bambini e rifugiati politici, ha avuto difficoltà dopo la sua partenza dalla Libia per Lampedusa alla fine di marzo. Tutte le persone a bordo del barcone, tranne 11 - due dei quali morti successivamente - sono morti di sete e di fame dopo 16 giorni alla deriva. "Ogni giorno ci svegliavamo e trovavamo più corpi senza vita, li lasciavamo stare per 24 ore prima di gettarli in mare", ha raccontato Abu Kurke, uno dei 9 sopravvissuti. "Alla fine non ci riconoscevamo, tutti pregavano o morivano". L'inchiesta del Guardian ha permesso di appurare che la barca trasportava 72 immigrati, era partita da Tripoli il 25 marzo. A bordo 47 etiopi, 7 nigeriani, sette eritrei, sei ghaniani e 5 sudanesi. Vi erano venti donne e due bambini piccoli, uno dei quali aveva appena un anno. Erano diretti a Lampedusa ma dopo 18 ore in mare si erano manifestati i primi problemi e l'imbarcazione aveva iniziato a perdere carburante. I migranti hanno dunque contattato tramite satellitare Padre Moses Zerai, prete eritreo a Roma che a sua volta ha contattato la guardia costiera dove lo hanno rassicurato sul fatto che l'allarme era stato lanciato e tutte le autorità competenti erano state avvisate. Poco dopo un elicottero con le insegne militari ha sorvolato l'imbarcazione - che si trovava a 60 miglia da Tripoli circa - e i piloti, che indossavano uniformi militari, hanno fatto scendere sulla barca acqua e biscotti avvertendo i passeggeri di mantenere la posizione in attesa dell'arrivo dei soccorsi. L'elicottero quindi si è allontanato, ma non è arrivata nessuna barca dei soccorsi. Nessun paese al momento ha ammesso di aver inviato l'elicottero che ha preso contatto con i migranti. Un portavoce della Guardia Costiera italiana ha detto: "Abbiamo avvisato Malta che l'imbarcazione si stava dirigendo verso la loro zona di search and rescue ed abbiamo lanciato un allarme alle imbarcazioni in navigazione perché prestassero attenzione alla barca". Le autorità maltesi hanno negato ogni coinvogimento con la barca.
L'INCHIESTA NATOLa Nato ha respinto la ricostruzione del "Guardian". Le accuse secondo cui "una portaerei della Nato intercettò e poi ignorò l'imbarcazione in difficoltà sono sbagliate". Secondo quanto chiarisce l'Alleanza in una nota, "solo una portaerei si trovava sotto il comando Nato in quei giorni, la nave italiana Garibaldi (e non la francese 'Charles de Gaullè come scritto dal quotidiano britannico), che, nel periodo in questione, operava a circa 100 miglia nautiche al largo delle coste". Le navi della Nato, ricordano dal quartier generale di Bruxelles, "sono pienamente consapevoli delle loro responsabilità per quanto riguarda il diritto marittimo internazionale sul salvataggio delle vite in mare ed hanno già salvato centinaia di vite". In proposito, l'Alleanza ricorda che, nella notte tra il 26 e il 27 marzo, unità della Nato sono state coinvolte in due distinte operazioni: la prima, avvenuta a circa 50 miglia nautiche da nordest di Tripoli, ha portato al salvataggio di circa 300 persone. La seconda, che ha coinvolto un'imbarcazione con 210 persone a bordo, è avvenuta nella stessa area. "In entrambi i casi - sottolinea la nota - le persone salvate sono state trasferite in Italia con l'assistenza delle autorità italiane". "Le unità della Nato coinvolte - conclude la Nato - non hanno visto e sentito alcuna traccia di altre imbarcazioni nell'area" in difficoltà.
"TRE BARCONI PARTITI E MAI ARRIVATI"Sono almeno tre le imbarcazioni partite dalla Libia negli ultimi mesi con a bordo migranti diretti in Italia, ma che non sono mai arrivate. È quanto riferisce
Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur). La Boldrini ha inoltre aggiunto che l'Acnur sta cercando di confermare quanto è accaduto al barcone che, secondo la testimonianza di altri migranti, sarebbe naufragato al largo delle coste nordafricane venerdì dopo essere partito dalla Libia con a bordo 600 persone. Laura Boldrini ha annunciato che sarebbero oltre 800 le persone morte in mare mentre cercavano di raggiungere le coste europee dalla Libia. L'Acnur aveva avvisato la guardia costiera italiana della sparizione di due barconi con rispettivamente 320 e 360 migranti avvenuta a marzo. L'informazione era stata ottenuta da alcuni parenti che avevano perso i contatti con i loro cari. In seguito la guardia costiera aveva detto all'Unhcr di non aver ottenuto alcuna informazione sui naufragi. La portavoce ha aggiunto che un altro barcone con 70 migranti si era ribaltato in mare e i pochissimi sopravvissuti erano tornati in Libia, come aveva riferito padre Moses Zerai, un prete eritreo che vive a Roma. Proprio oggi il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato un articolo di denuncia per i mancati soccorsi a questo barcone alla deriva. Tra le 800 vittime presunte rientrano anche le 250 persone annegate il 6 aprile a circa 40 miglia dalle coste di Lampedusa.