mercoledì 16 luglio 2014
​​A pieno regime la macchina dei soccorsi di Mare Nostrum. Un morto sulla nave arrivata in Calabria. Il racconto di una mamma eritrea: "trattati come bestie".
La strategia degli scafisti: fingere guasti e lanciare l'Sos 
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Ancora una giornata di sbarchi sulle coste del Sud Italia: più di duemila le persone accolte nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum. Purtroppo c'era anche un morto, a bordo della nave appoggio della Marina militare San Giorgio giunta nel porto di Reggio Calabria con 1.023 migranti soccorsi nei giorni scorsi nel canale di Sicilia. Si tratta del corpo di un migrante recuperato in mare durante uno dei tanti interventi effettuati. Un neonato di 20 giorni è stato portato in ospedale per precauzione. In ospedale anche tre ustionati ed una donna incinta al quarto mese il cui marito è disperso in una delle traversate. Dieci persone sono state trovate affette da scabbia. Quattro presunti scafisti sono stati interrogati in Questura. Un'altra operazione si è conclusa stamattina al porto di Trapani stamani sono sbarcati 1.171 migranti soccorsi in cinque distinte operazioni nel Canale di Sicilia dalle unità impegnate nell'operazione Mare Nostrum. Tra i profughi, che hanno raggiunto Trapani con la nave militare Etna, ci sono anche 87 minori e 193 donne, di cui due incinte. Provengono da Siria, Senegal, Togo e Nigeria. Soltanto 320 saranno ospitati in centri di accoglienza in provincia di Trapani, gli altri saranno smistati in strutture di Agrigento, Catania e Siracusa e in altri centri del Lazio e dell'Emilia Romagna. Infine 116 migranti sono giunti nel porto di Crotone a bordo del mercantile "Alessandro secondo" dopo essere stati soccorsi in mare nell'ambito dell'operazione "Mare Nostrum". Gli immigrati (113 uomini e tre donne), tutti in buone condizioni di salute, originari del Mali, della Costa D'Avorio e del Senegal, hanno riferito di essere partiti 3 giorni fa dalle coste libiche. A POZZALLO FERMATI QUATTRO SCAFISTI A Intanto a Pozzallo quattro presunti scafisti di due delle tre unità con a bordo complessivamente 470 migranti, soccorse in mare nel canale di Sicilia dalla nave militare Fenice sbarcata ieri a Pozzallo, sono stati fermati su disposizione della procura di Ragusa. Secondo l'accusa erano l'equipaggio a bordo di due gommoni e una barca in legno. Sono due tunisini, un eritreo e un somalo. Tra le persone sentite dalla squadra mobile di Ragusa per pervenire al fermo dei 4 scafisti delle tre imbarcazioni salvate da nave Fenice e approdati ieri a Pozzallo, vi è una donna eritrea che ha viaggiato sui barconi della speranza insieme alle due figlie di 13 e 2 anni. Agli inquirenti ha raccontato la sua odissea per raggiungere l'Italia ed ha rivelato che durante il suo viaggio di attraversamento del deserto, a bordo di un camion, dopo essere partita dall'Eritrea insieme ad altri 106 suoi connazionali, sino ad una città libica, ha visto morire tre suoi compagni di viaggio "per mancanza di acqua ma anche per le violente percorse subite". La donna ha raccontato che sui cassoni dei camion "trovavamo posto come bestie" e gli appartenenti trovavamo posto come bestie" e gli appartenenti all'organizzazione picchiavano i passeggeri e in un caso hanno usato anche una pistola.
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