mercoledì 27 luglio 2016
Secondo il Rapporto Anci i minori non accompagnati triplicati in 5 anni, arrivando a oltre 13mila. I posti garantiti dallo Sprar sono 1.800, ma al resto pensano i sindaci. Ecco come e con quali risultati   
Sbarchi di minori, l'altolà dei Comuni
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Sempre più numerosi, sempre più fragili. E se a livello nazionale manca una legge che garantisca loro un percorso di accoglienza dedicato e uniforme su tutto il territorio, i Comuni stanno facendo la loro parte. Con sforzo enorme. È ormai un’emergenza nell’emergenza quella dei minori non accompagnati che a centinaia sbarcano nel nostro Paese tra i migranti. Soli, impauriti, spesso traumatizzati. In cerca di futuro. L’Anci ha presentato il sesto rapporto che li riguarda, facendo il punto sulle politiche di accoglienza nel corso del decennio 2004-2014 e focalizzando l’attenzione sui percorsi di integrazione che riguardano la fase di prima e seconda accoglienza.

I numeri, prima di tutto. Il fenomeno dei minori non accompagnati negli ultimi anni «è aumentato esponenzialmente», passando dai 4.588 del 2010 ai 9.197 del 2011, dai 9.678 del 2013 fino ai 13.523 del 2014. Dalla prima rilevazione 2004-06 (7.870) sono quasi raddoppiati, se si arriva al 2014 triplicati. E i dati del Viminale su quest’anno sono addirittura drammatici: la quota incredibile di 12.520 è stata raggiunta al 15 di luglio, cioè a metà anno.

Il loro identikit? Maschi nel 96% dei casi, 8 su 10 di età compresa tra i 16 e i 17 anni, oltre la metà proveniente da quattro Paesi: Egitto (21,5%), Bangladesh (13,2%), Gambia (10%) e Albania (9,1%). E nel 24% dei casi richiedenti asilo.

In seguito all’approvazione del Piano nazionale dedicato, a partire dalla fine del 2014, il ministero dell’Interno ha attivato strutture di primissima accoglienza altamente specializzate destinate ad accoglierli appena sbarcati. Attualmente sono 13, per 641 posti complessivi. Contestualmente, per ciò che riguarda la seconda fase di accoglienza, il Viminale ha ampliato la rete dei progetti destinati ai minori nell’ambito dello Sprar, per un totale di 1.010 posti, arrivando a quota 1.838 posti. Troppo pochi, con evidenza. Risultato: in caso di temporanea indisponibilità nelle strutture di cui sopra, l’assistenza e l’accoglienza del minore sono temporaneamente assicurate dai Comuni dove i minori si trovano.

Al loro percorso di salvezza, e di rinascita, pensano proprio i Comuni. Pochi, a guardare la mappa dell’Italia. Dei 13.523 presi in carico nel 2014 (l’ultimo anno di rilevazione del rapporto), l’85% è toccato ad appena 87 Comuni. Quello col maggior numero di minori soli è Roma (1.960), sebbene abbia registrato un calo del 33,8% rispetto al 2012. Seguono quindi le maggiori città della Sicilia e Calabria, nell’ordine Reggio di Calabria (695), Palermo (557), Messina (556) e Catania (532). A oggi, tutte ormai al collasso. Quanto alle Regioni è la Sicilia quella che accoglie più minori (3.100), seguita da Lazio (2.241) e Calabria (1.470). Le tre, insieme, superano la metà dei minori contattati o presi in carico in Italia.

Per più di 9mila tra questi minori (il 68,2%) il percorso è continuato in una struttura di prima accoglienza. E sempre nel 2014 il numero dei minori complessivamente accolti, ovvero quelli passati dalla prima accoglienza sommati a quelli già presenti in seconda accoglienza, è arrivato a quota 8.448 minori (+53,4%). Con due successi che l’Anci tiene a sottolineare: l’aumento di minori che hanno terminato questo percorso con la tutela (circa l’84%) e che hanno ottenuto il permesso di soggiorno (65%).

La situazione richiede più che mai un sistema di accoglienza e integrazione strutturato e realmente diffuso su tutto il territorio nazionale. «Per queste ragioni è necessario affrontare alcuni nodi cruciali, per definire puntualmente la filiera dell’accoglienza: dall’aumento dei posti nelle reti strutturate di prima e di seconda accoglienza – ha spiegato il vicepresidente dell’Anci Umberto Di Primio, sindaco di Chieti –, alla deroga al blocco del turnover del personale per i Comuni che accolgono i minori soli nell’ambito dello Sprar, fino alla riduzione dei tempi di nomina del tutore e del rilascio del permesso di soggiorno ed evitando la creazione di circuiti speciali di accoglienza dedicati esclusivamente ai minori stranieri non accompagnati».

Serve una «legge organica complessiva, come il ddl Zampa che oggi va ridisegnato in tempi rapidi, che tratti tutto il settore» dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati «in un piano strutturato» e «non occasionale», con un «ruolo dei sindaci adeguato e un sostegno complessivo del Paese». Questa l’opinione del prefetto Mario Morcone, Capo Dipartimento Libertà civili e Immigrazione del ministero dell’Interno, che all’Anci ha ricordato come per il momento «per necessità» sia stato proposto un emendamento al dl Enti locali, «che sarà approvato prima della pausa estiva» per una redistribuzione equilibrata nei territori di questi minori. «Proviamo a fare un’operazione di

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