martedì 16 luglio 2019
Il leghista, indagato sui fondi russi, si avvale della facoltà di non rispondere. E Conte pungola il vicepremier: «Venga a riferire in Parlamento». Salvini: non parlo di soldi mai visti
Potrebbero essere sentiti anche Gianluca Meranda, che ha rivelato di essere «il banchiere Luca», presente all’incontro con i russi, e Claudio D’Amico, che avrebbe chiesto l’invito per l’ex portavoce Claudio D’Amico (a sinistra nella foto con Savoini), consigliere di Salvini, con Gianluca Savoini.

Potrebbero essere sentiti anche Gianluca Meranda, che ha rivelato di essere «il banchiere Luca», presente all’incontro con i russi, e Claudio D’Amico, che avrebbe chiesto l’invito per l’ex portavoce Claudio D’Amico (a sinistra nella foto con Savoini), consigliere di Salvini, con Gianluca Savoini.

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Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, Gianluca Savoini, esponente della Lega e presidente dell’associazione LombardiaRussia, indagato dalla Procura di Milano per corruzione internazionale nell’inchiesta su presunti finanziamenti russi all’attività politica del Carroccio, attraverso l’eventuale compravendita di petrolio a prezzo fortemente scontato. L’interrogatorio ieri pomeriggio di Savoini, davanti ai pm milanesi Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, è durato meno di un’ora, proprio perché il protagonista dell’incontro all’hotel Metropol di Mosca, il 18 ottobre 2018, ha preferito non rispondere alle contestazioni che gli sono state fatte dai magistrati.

Un silenzio 'giudiziario', quello di Savoini, destinato a ripercuotersi anche sullo scontro politico tra il premier Giuseppe Conte e il vice premier e capo della Lega Matteo Salvini. Lunedì mattina a chi gli ha chiesto se ritenga opportuno che Salvini riferisca alle Camere del presunto affaire russo, il presidente del Consiglio ha risposto imperturbabile con un perfido: «Perché no?». «Noi crediamo – ha aggiunto Conte – nella trasparenza nei confronti dei cittadini in ogni sede, in tutte le occasioni, in primis in Parlamento. Le nostre linee guida, sia ben chiaro, sono di assoluta trasparenza nei confronti dei cittadini italiani e assoluta fedeltà agli interessi nazionali. E su questo il governo non si smuoverà di un millimetro». «Riferire in aula? Non parlo di soldi che non ho preso», ha replicato Salvini. «Non abbiamo chiesto, né visto, né preso un euro – ha aggiunto il vice premier –. Lascio divertirsi gli amanti di James Bond e di spionaggio. Mi occupo di vita reale».

Un’indagine, quella a carico di Savoini, che tuttavia, sembra essere entrata nella sua fase calda, con interrogatori e audizioni, che stanno mettendo in difficoltà la Lega e di conseguenza il governo e la maggioranza, e su cui la Procura di Milano vuole mantenere un riserbo assoluto. Così, sembra destinata ad allungarsi la lista delle persone da ascoltare nell’inchiesta del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e dei pm Ruta e Spadaro (che ieri si sono riuniti in lungo vertice), condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Nella lista ci potrebbe essere anche Fabrizio Condoni, l’ex vicepresidente di Confindustria Russia - associazione fondata assieme a Ernesto Ferlenghi, manager Eni in Russia - che in due interviste ha infatti spiegato di essere stato con Salvini a Mosca il giorno prima dell’ormai famoso incontro all’hotel Metropol (dove si sarebbe sancito il patto tra russi e leghisti) e di avergli sconsigliato lui di partecipare. In quel 'faccia a faccia', stando alla registrazione pubblicata dal sito Usa BuzzFeed, Savoini con altri due italiani e tre russi parlerebbero di un presunto accordo sulla vendita da una società russa ad un’intermediaria di circa 3 milioni di tonnellate di petrolio, scontato del 6%. Petrolio da rivendere a prezzo pieno in Italia (gli interlocutori citano l’Eni, che ha smentito), in modo da ottenere che una parte dello sconto si trasformasse in una «retrocessione» per la Lega per la campagna per le Europee e il resto, almeno il 2%, andasse sotto forma di 'stecche' a funzionari russi. Un’operazione in totale da 1,5 miliardi di dollari che alla fine non sarebbe andata a buon fine.

Dopo Savoini, dunque, potrebbe andare davanti ai pm anche Gianluca Meranda, avvocato con simpatie per il Carroccio che dice di aver incontrato in occasioni pubbliche Salvini e che nei giorni scorsi con una lettera ai media ha rivelato di essere il «banchiere Luca», ossia uno dei due italiani che erano con Savoini di fronte ai russi. Tra le persone da sentire probabilmente anche Claudio D’Amico, 'consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale' di Salvini. Come spiegato da Palazzo Chigi, tramite «l’Ufficio di vicepresidenza» avrebbe «sollecitato » l’invito di Savoini alla recente cena a villa Madama con Putin. Ma per Salvini, «fino a prova contraria Savoini e D’Amico restano innocenti».


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