sabato 30 novembre 2019
Nuova edizione in 71 punti vendita dell'iniziativa per diffondere la spesa responsabile rispettosa della dignità dei lavoratori e dell'ambiente. Becchetti: dalla protesta per il clima alla proposta
Universitari nei negozi solidali spiegano il voto col portafoglio
COMMENTA E CONDIVIDI

Una mattina di shopping prenatalizio in centro a Roma, per aprire gli occhi sul "dietro le quinte" dei prezzi incredibili di tanti marchi e supermercati. In via di Ripetta, a due passi da piazza del Popolo, al negozio "Pangea-Niente di troppo", ci sono gli studenti universitari di Tor Vergata e di Aiesec della Sapienza, l'associazione internazionale di studenti di economia.

Spiegano, a chi passa davanti alle vetrine e a chi entra, il grande potere politico del portafoglio, di come possiamo condizionare il mercato verso scelte rispettose della dignità del lavoro, dell'ambiente e della salute. Scegliendo alimenti equosolidali, capi di abbigliamento o oggetti di artigianato prodotto da cooperative sociali. È la nuova edizione del Saturdays for future, l'iniziativa lanciata il 28 settembre da NeXt (Nuova economia X tutti) e ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) che coinvolge 71 punti vendita in Italia, all'indomani del Fridays for future, lo sciopero per il clima e contro il riscaldamento globale. Tanti cash mob sul territorio, per trasformare in proposta la protesta di tanti giovani. E per smontare il mito consumistico del Black friday, che spinge all'acquisto compulsivo di beni spesso inutili e insostenibili, solo perché è il giorno dei grandi sconti.

I ragazzi spiegano perché e come si può votare col portafoglio. Scegliendo la salute dei prodotti biologici e a chilometro zero, la dignità dei lavoratori del mercato equo e solidale, il reinserimento di categorie fragili nelle tante cooperative sociali, il riscatto dei territori ad alto tasso mafioso delle aziende nate sui territori confiscati alla criminalità. «Il commercio equo e solidale non vale solo per i paesi in via di sviluppo, ma anche a casa nostra», dice una delle socie della cooperativa di Pangea-Niente di troppo, Ilaria Mazzoni. «Il sud del mondo è anche nel Nord - spiega - perché bisogna capire ad esempio che la passata di pomodoro a prezzo stracciato è frutto del caporalato che schiavizza i braccianti, sia italiani che stranieri». Utopie? Gocce in un oceano? «Siamo tantissime gocce e assieme possiamo fare tanto. Il tema del costo più alto è una questione di scelte e delle priorità che ci diamo. A me importa sapere se ciò che mangio riconosce il valore della terra e del lavoro». Uno stile adottato in primis da questi punti vendita: «Noi abbiamo margini di guadagno ridotti, tra il 30 e il 40%. Gli altri? Basta vedere i saldi per capire quanto guadagnano». Stesso stile nei rapporti di lavoro: «Decisero di assumermi quando attendevo mio figlio: "Ora hai bisogno di più tutele"». In un mondo che spesso licenzia quando scopre che le lavoratrici sono incinte.

E tra gli studenti che sensibilizzano i clienti c'è anche Leonardo Becchetti. Bene manifestare per il clima, dice il docente di economia di Tor Vergata, cofondatore e presidente di NeXt, ma non basta: «Di fronte ai tre grandi problemi odierni - dignità del lavoro, sostenibilità ambientale, senso della vita - vediamo comportamenti schizofrenici: le stesse persone che scioperano per il clima poi si affannano a comprare nel Black friday grandi quantità di prodotti a costi bassi, senza domandarsi se ci servono davvero e se dietro quelle merci non ci sia uno sfruttamento del lavoro o della qualità che colpisce anche la salute. Usiamo invece il grande potere del consumo per piegarlo ai nostri interessi».

I Saturdays for future allora sono l'occasione «in cui chiediamo ai tanti giovani che hanno animato la protesta di trasformare le loro energie in proposta, di essere coerenti e di collegare lo sciopero per il clima al consumo responsabile. Per questo ora c'è anche Gioosto, la piattaforma online per le imprese sociali lanciata da NeXt (Nuova economia x tutti), trenta campioni italiani con storie bellissime, da Altromercato a Made in Carcere, a Coop Capodarco. Un messaggio che può interessare anche chi si dice sovranista: vuoi veramente comprare italiano e promuovere la dignità dei nostri lavoratori? Ora hai gli strumenti».

La sfida è convincere che dietro ai prezzi della grande distribuzione non c'è vera convenienza. E che sono azioni che ci rendono moralmente corresponsabili. «Anche nella grande distribuzione peraltro bisogna distinguere - dice Becchetti - perché ci sono catene che lavorano con noi per costruire un mondo migliore, hanno fatto spot per il voto col portafoglio e inseriscono tra i propri prodotti anche quelli sostenibili«.

La differenza di prezzo? «Una parte molto ampia di popolazione può permettersi scelte diverse. In realtà quando vogliamo, possiamo permetterci ben altre cose, penso a chi fa la fila per l'ultimo modello di cellulare da oltre mille euro. Bisogna riuscire con la leva del marketing a influenzare l'enorme potere che abbiamo e non sappiamo usare per difendere i nostri interessi. Per avere un'economia ad alta dignità del lavoro, ambientalmente sostenibile, che dietro a un prezzo basso non mette a rischio la mia salute».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI