sabato 2 aprile 2016
L’arcivescovo di Taranto: il territorio è già ferito, serve un nuovo modello di sviluppo. «Si vuole dare lavoro? Bene. Ma lo si faccia con trasparenza e rispetto dell’ambiente».

INCHIESTE Basilicata «avvelenata», i mali e le colpe
Santoro: «No a Tempa Rossa e no alle trivelle»
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«Quello che mi fa stare in allerta e mi fa dire un chiaro no alla Tempa Rossa e un sì al referendum contro le trivelle è che in un territorio ferito, lacerato, maltrattato non si può ulteriormente fare interventi a rischio. Servono solo interventi curativi. E un nuovo modello di sviluppo». È la netta posizione dell’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del Creato della Cei. Una scelta non legata alla nuova inchiesta che vede coinvolta anche la città pugliese dove dovrebbe sorgere un impianto di stoccaggio della Total. «Conosco bene la vicenda di Tempa Rossa – spiega in- fatti l’arcivescovo –. Avevo già preso una posizione il 21 febbraio 2015 in un incontro promosso dalla Conferenza episcopale pugliese in preparazione del Convegno di Firenze». Cosa disse un anno fa? Che in un territorio già abbondantemente ferito da varie calamità riguardanti l’inquinamento, tra le quali il caso dell’Ilva, si voleva introdurre un nuovo elemento di attacco. Ma le imprese dicono che ci sono tutte le garanzie... Lo so. Sono venuti a trovarmi, tutti insieme, i dirigenti della Mitsui, della Shell e della Total illustrandomi proprio queste garanzie. Io gli ho risposto che se c’è una mano ferita perché dobbiamo introdurre un nuovo elemento di perturbazione? Perché aggravarla sia col problema della Tempa Rossa che con quello delle trivelle nello Jonio e nell’Adriatico? Dunque 'sì' al referendum? Mi sono già espresso e anche sulla Tempa Rossa. Ma questo non mi impedisce la libertà di celebrare il Precetto pasquale all’Eni di Taranto dove mi hanno invitato. È una scelta da pastore, con la quale io faccio presente che ciò che desidero è proprio il bene della gente, innanzitutto della vita e della salute. E anche il bene del lavoro, della capacità produttiva. È il segno di una responsabilità pastorale e anche di un’attenzione all’insieme del territorio. Poi è arrivata l’Enciclica di Papa Francesco che ci ha illuminati ancora di più in questa direzione. Tutela dell’ambiente, ma se poi si perdono posti di lavoro? Una cosa è la vicenda dell’Ilva. Qui ci troviamo di fronte al rischio di mandar via 11mila impieghi diretti e altri 8mila dell’indotto, una situazione che già troviamo. Allora dobbiamo intervenire innanzitutto garantendo le condizioni ambientali, con la revisione radicale degli impianti e la bonifica del territorio, con tutte le garanzie. Diverso è quando proprio sul territorio di Taranto si inizia una nuova impresa. Io non entro nella questione se saranno molti o pochi i posti di lavoro, anche se mi dicono che saranno pochi, ma ripeto che la questione è differente. Ilva vuol dire famiglie che hanno fatto di quel lavoro il sostegno alla loro vita. Dobbiamo batterci nei confronti del governo perché le condizioni della produzione non inquinino l’ambiente. Per la vicenda della Tempa Rossa invece è ragionevole e auspicabile evitare un elemento perturbatore di una situazione già complessa. È solo un no? È un chiaro no ma con tutte le possibilità di trovare modalità alternative di interventi sul territorio per favorire lo sviluppo industriale. Qui si apre tutta la questione delle energie rinnovabili. Ed è giusto. Questa è l’opzione. Come ci indica anche la Laudato si’. E l’occasione del referendum è importante per un dialogo con la gente, per parlare del nostro futuro, del modello di sviluppo. Ai dirigenti dell’Eni ho detto di curare un rapporto positivo con la città, mettere in atto azioni come lo screening gratuito per malattie soprattutto tra le fasce più deboli come bambini, donne e anziani. Un atteggiamento positivo nei confronti del territorio in una fase di ristabilizzazione e di ricostruzione. Ora lei legge di questi reati che sarebbero stati commessi, dallo smaltimento illecito di rifiuti alla corruzione... È una gran brutta immagine e come pastore sento tutta la ferita di un territorio che ha già dato tanto in termini di vita e di salute sia in Puglia che in Basilicata. Si dice che si vuol dare nuovo lavoro. Bene. Lo si trovi ma con la dovuta trasparenza e il rispetto delle condizioni ambientali. Questa nuova vicenda è una nuova ferita e si fa bene a essere rigorosi e seri, con interventi decisi, che garantiscano e che diano serenità alle persone. Un comitato di cittadini ha denunciato che la Total avrebbe sponsorizzato il Mysterium Festival, e la accusa di aver accettato quei soldi. Mi sembra che sia chiara la mia posizione sulla Total. Inoltre il vescovo si è occupato solo degli aspetti morali, culturali e artistici del festival. E la Total è solo lo sponsor dell’orchestra che ha partecipato e non dell’evento. L’arcidiocesi non ha ricevuto nulla.
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