mercoledì 3 luglio 2013
Nulla di fato per uno dei seggi di vice di Boldrini. Prima la Conferenza dei capigruppo e poi l'Aula decidono per un supplemento di riflessione. Tensione sulla vicepresidenza della Camera. Alfano: avanti con Daniela La «pasionaria» berlusconiana: questa maggioranza non decide nulla. Il M5S «spariglia» e cerca di stanare il Pd: o voti con l’alleato o metti in crisi la maggioranza: «Abbiamo mandato all’aria i giochi di Palazzo»​.​
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«Tutto normale, rimandare è la prassi della casa». Daniela San­tanchè sorride uscendo dal­l’aula di Montecitorio, subito dopo il voto che ha rimandato l’elezione del quarto vice pre­sidente della Camera. «Con questa maggio­ranza tutto si rinvia e nulla si decide», twitta­va già poco prima. Indicata dal Pdl come suc­cessore di Maurizio Lupi, diventato ministro delle Infrastrutture, può comunque contare sull’appoggio incondizionato del proprio par­tito.
Il segretario Angelino Alfano, riferisce lei prima del voto, l’ha chiamata in mattinata per confermarle che rimane l’unico nome per quella carica. Cosa che Alfano mette ne­ro su bianco anche via Twitter: «Nessun pas­so indietro: anzi, si va avanti» E anche i due capigruppo a Camera e Senato - Renato Bru­netta e Renato Schifani - non hanno tenten­namenti: «Daniela è e rimane l’unico nostro candidato alla carica di vicepresidente della Camera», conferma l’ex ministro della Fun­zione Pubblica. «I veti sono inaccettabili e vanno respinti senza se e senza ma», incalza l’ex presidente di Palazzo Madama. Che par­la di violazione dell’«etica parlamentare» nel caso non ci fosse la staffetta tra due esponenti dello stesso partito.
«La stragrande maggioranza del Parlamen­to », con i capigruppo del Pd, del Pdl, di Scel­ta Civica e del Gruppo Misto, «si è espressa a favore di questa prassi e abbiamo chiesto che la presidente della Camera utilizzi quanto è in suo potere per facilitare una soluzione», spiega Brunetta. Nella conferenza dei capi­gruppo convocata a Montecitorio per cerca­re l’accordo che potesse completare l’orga­nico dell’ufficio di presidenza, ci sono state, però, divergenze, per cui c’è stato il rinvio del voto, sancito poi dall’aula. Risultato che è sta­to tuttavia recepito dal Pdl come una scelta necessaria: «È la prassi» ha spiegato il capo­gruppo. Ma anche da Scelta Civica si chiede­va una «pausa di riflessione» per cercare una soluzione che accontenti tutti. Sono parecchi gli esponenti dal partito a con­fermare che non ci saranno tentennamenti, da Michaela Biancofiore a Stefania Prestigia­como, fino ad Osvaldo Napoli, Mariastella Gelmini e Annalisa Calabria, per la quale il problema sono le divisioni nel Pd.
Così met­te il dito nel travaglio della maggioranza, del quale è pronto ad approfittare il movimento 5 Stelle, che ha un suo vicepresidente ma ie­ri ha giocato a «sparigliare», come dice il grup­po in una nota. «È bastato fare un nome, can­didare alla vice presidenza della Camera un deputato del M5S, per mandare all’aria i gio­chi di Palazzo. E mentre la Camera si divide su Santanchè sì-Santanchè no, fuori c’è un paese che sta morendo». Per tutto il giorno il movimento ha sondato gli altri partiti di op­posizione, al fine di bloccare la nomina. Ma non solo. L’operazione del M5S ha puntato, infatti, anche a spaccare la maggioranza: in­nanzitutto costringendo il Pd ha votare a­pertamente per la Santanchè o a rompere il patto di governo con il Pdl. I Cinque Stelle, poi, non hanno nascosto anche l’obiettivo di sfruttare «alcune indecisioni» nella Lega, do­ve la candidatura della fedelissima di Berlu­sconi ha creato qualche malumore. Il Pd, in­vece, punta dritto sulla personalità della can­didata. «Santanchè non mi sembra che si di­stingua come costruttrice di ponti», rileva i­ronico Ivan Scalfarotto. Anche i grillini esul­tano: «Per il momento abbiamo almeno sal­vato la Camera dalla Santanchè».
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