giovedì 8 novembre 2018
Dal 9 al 25 novembre al Museo In Trastevere il lavoro di un anno dei bambini delle Scuole di Pace della Comunità di Sant'Egidio. Disegni e pensieri assieme a documenti e giornali dell'epoca
Al banco un posto è vuoto: quello di un bambino espulso dalle Leggi razziali

Al banco un posto è vuoto: quello di un bambino espulso dalle Leggi razziali

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«Prendi la tua cartella e vattene da scuola» è il titolo della mostra - dal 9 al 25 novembre al Museo In Trastevere di Roma - voluta per riflettere sull'orrore delle leggi razziali, a 80 dalla loro emanazione, attraverso lo sguardo puro e diretto dei bambini delle periferie romane. Quelli che frequentano le "Scuole della Pace" della Comunità di Sant’Egidio, che l’ha promossa assieme al Comune di Roma. Non casuale la scelta della sede espositiva: il Museo In Trastevere è in piazza di Sant’Egidio, dov’è la sede storica dela Comunità che dalla piazza ha preso il suo nome.

La mostra raccoglie disegni e scritti frutto del lavoro di un anno, assieme a immagini, documenti e giornali d’epoca. Una mostra concepita soprattutto con finalità educative, per essere fruita da bambini e ragazzi. L’inizio della Shoah colpì infatti proprio i più innocenti tra gli innocenti. Esposte anche le riproduzioni delle prime pagine della rivista La difesa della Razza e dei quotidiani che annunciano l'introduzione del razzismo di Stato.

E c'è anche un'installazione che nella sua semplicità colpisce al cuore: un banco con a sinistra il calamaio e il quaderno, dove campeggia una data in bella calligrafia: 5 settembre 1938. Il posto a destra invece è vuoto, la sedia è rovesciata sul banco e sopra c'è un grembiulino abbandonato. Banco e seggioline vengono dalla Scuola dalla primaria "Francesco Crispi", quella frequentata da Piero Terracina, che ricorda con dolore quell’anno scolastico che per lui non iniziò. Perchè quel 5 settembre di 80 anni fa Vittorio Emanuele II promulgò il regio decreto "Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista", voluto da Benito Mussolini. E tutti i bambini ebrei come lui improvvisamente dovevano essere cacciati da tutte le scuole del Regno. «L’insegnante mi disse "Terracina tu non puoi entrare" – è la testimonianza di Pietro Terracina – e io domandai quasi piangendo: "Perché, che ho fatto?". "Perché sei ebreo". Per me fu un trauma terribile. Mamma ci diceva sempre "studiate, se no la vita diventa più difficile"».

«Una mostra che nasce nelle periferie romane – spiega il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo – spesso sono luoghi di divisione, dove vivono tanti bambini di etnìe diverse. Una mostra che nasce dalle "Scuole di Pace", luoghi di incontro e di gioia. Ai bambini è stato chiesto di riflettere sull’esclusione degli scolari ebrei nel 1938. E si sono posti tanti perché, gli stessi dei bambini ebrei di allora. E la risposta è stata che si deve vivere insieme interessandosi all’altro, perché è così che si costruisce la pace».

«È un’iniziativa bellissima perché pone al centro il punto di vista dei bambini – spiega Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma – con i loro messaggi colorati di cui noi adulti dobbiamo
tenere conto per non disattendere le loro speranze. Se ci riusciremo, potremo confidare in un futuro migliore. Anche in questo tempo che non ci è amico, in cui di nuovo emergono discriminazioni e negazionismi».

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