mercoledì 17 febbraio 2010
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San Fratello non sarà ricostruita. La politica prende tempo ma il verdetto dei tecnici è chiaro. «Per quello che sappiamo, sarà difficile recuperare l’abitato interessato dalla frana». Di più non dice Giovanni Arnone, ma è abbastanza. Il capo di gabinetto dell’assessorato al territorio della Regione Sicilia è infatti l’uomo del Pai. È nato nel suo ufficio il Piano di assetto idrogeologico che fotografa, comune per comune, il rischio di frane e alluvioni in tutta l’isola. Il destino del paesino dei Nebrodi, che ancora ieri è stato battuto dalle piogge, è scritto qui, negli archivi di via Ugo La Malfa, periferia industriale di Palermo.Mentre lassù, oltre Cefalù e Sant’Agata di Militello, dove si alleva il cavallo sanfratellano e si parla un antico dialetto gallo-italico, i vigili del fuoco cercano di far capire agli abitanti di via Cirino Scaglione che chi abita nei numeri pari deve abbandonare la propria casa mentre nei numeri dispari si continua a stendere i panni e a cucinare le gnuchiattuli, negli uffici dell’assessorato al territorio parlano i documenti. San Fratello, come altri 90 comuni del Messinese (che in totale ne conta 108) molto prima che la terra iniziasse a scivolare era già un’area R4. Per chi ha dimestichezza con la geologia, significa massimo rischio idrogeologico: vivere con la spada di Damocle di una frana o di un’alluvione che prima o poi spazzerà via case, risparmi, affetti, talvolta la stessa vita. Tutto in pochi minuti, o secondi. Nell’isola, secondo la Regione, ci sono poco meno di 32mila frane e 294 comuni R4 su 390. «Ma è una stima per difetto – puntualizza Arnone – perchè noi abbiamo usato una metodologia di rilevazione che considera solo i terreni in cui la frana è già nota e non, come avviene in altre aree d’Italia, anche i terreni circostanti». Per quanto le stime “difettino” il Ministero dell’Ambiente considera “pericoloso” quasi il 6 per cento dell’isola.«Una frana si attiva quando si rompe l’equilibrio tra il peso del terreno e la pressione neutra che spinge dal basso» spiega Arnone e si capisce che 1.100 millimetri di pioggia caduti sui Nebrodi in sei mesi, contro una media annuale di 800, rappresentano un cospicuo fattore di squilibrio, soprattutto se sommati alla particolare intensità delle precipitazioni, come fanno notare all’Ente Parco. Certo, pioveva anche nel 1100, quando gli antichi sanfratellesi, racconta il geologo Francesco Bellitto, decisero di edificare la città sulla dura roccia del monte San Fratello, lo stesso dove sorge ancora il Santuario dei tre santi. Sconfitti dai saraceni, traslocarono poco lontano, dove nel 1922 l’abitato fu colpito da una prima frana. L’esodo creò Acquedolci com’è oggi, tuttavia non bastarono due leggi di Mussolini per convincere tutti i sanfratellesi ad allontanarsi dalla raccafert, la cittadella. Non a caso, in via La Malfa si pesano le parole: «Per spostare un comune serve un piano regionale di delocalizzazione» mette le mani avanti Arnone. Il quale però ammette che anche Alcara Li Fusi, a pochi chilometri da San Fratello, è minacciata. «Servirebbero troppi milioni per metterla in sicurezza» sentenzia. L’assessore Roberto Di Mauro, che dopo la tragedia di Favara ha promosso un disegno di legge per la sicurezza degli immobili dei centri storici, vorrebbe spendere subito i 160 milioni di euro che arriveranno da Bruxelles attraverso i fondi Fas e spera di ottenere una parte del miliardo previsto dall’accordo Stato-Regioni per la difesa del suolo. Briciole, rispetto al fabbisogno: per riparare l’intero territorio siciliano secondo la Giunta Lombardo servirebbero circa quattro miliardi di euro (che diventano otto se si considerano i casi R3 e le coste) «e il ministero dell’Ambiente dispone di 200 milioni all’anno per questi interventi, sedici dei quali sono destinati alle emergenze siciliane» commenta Arnone. A dire il vero, qualche finanziamento-tampone è partito nei mesi scorsi da Palermo, ma è arrivato decisamente tardi: 2,5 milioni per la frazione Zappa di Raccuja (evacuata) e cinque per San Fratello, un minibudget che adesso non si sa neppure come utilizzare. «Con la nuova frana a sud-est – ammettono in Regione – il comune è letteralmente circondato dal dissesto, perchè un altro fronte, finora in sonno, si trova a nord del paese e non mancano altri piccoli fenomeni franosi». Tra frane vecchie e nuove, San Fratello è in una morsa.
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