lunedì 8 aprile 2019
Salvini: la flat tax è una nostra priorità. Di Maio: "Noi sempre leali al contratto, gli altri meno". Sintonia invece sui campi rom: "Vanno chiusi"
Salvini: ora pretendo la flat tax. È scontro con Di Maio
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Va bene la "prudenza" del ministro dell'Economia Giovanni Tria, ma la flat tax deve essere nel Def. Matteo Salvini avverte gli alleati: "Abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto". M5s ribatte che a non rispettare il contratto, con proposte che vanno dalla castrazione chimica alle armi, semmai è lui. Va bene la flat tax, assicura il partito di Luigi Di Maio, ma la Lega vuole scriverla nel Def per fare "facile campagna elettorale" con soldi che non ci sono.

"Serenamente", il premier Giuseppe Conte si fa carico di risolvere anche questa grana, in vista del varo del Def in Cdm martedì. Ma Tria resta fermo sull'idea che la flat tax vada messa a settembre in manovra, nell'ambito di un intervento fiscale complessivo. Non subito.

Il tema è quello delle risorse. Con il Pil vicino allo zero e 23 miliardi di clausole Iva da disinnescare, il presidente del Consiglio fronteggia le accuse delle opposizioni (M5s alzerà le tasse, è sicuro Silvio Berlusconi) dichiarando che il governo "farà di tutto per impedire" l'aumento dell'Iva. È prudente, il premier. Anche se è convinto che nei prossimi mesi l'economia migliorerà, il quadro è fosco. Perciò tutto, anche la flat tax che è "un pilastro" del contratto di governo, va modulato in manovra tenendo "conto del quadro di finanza pubblica".

Conte annuncia che oggi ci sarà una riunione preparatoria del Def. E martedì il Documento di economia e finanza arriverà in Consiglio dei ministri. Bisogna decidere dove fissare l'asticella della crescita programmata: si oscilla tra un prudente 0,3% (0,1% in più dello 0,2% tendenziale) e un più ardito - ma meglio spendibile alle europee - 0,5%. Salvini dice che sulle stime la "prudenza" di Tria va bene. Ma sugli interventi da mettere in programma, litiga col ministro e M5s.

Il premier e il suo vice leghista non hanno avuto domenica modo di parlarne a Verona perché non si sono incrociati. Tra gli stand del Vinitaly però entrambi hanno respinto la bocciatura del governo da parte degli imprenditori riuniti sabato a Cernobbio. Salvini, felpa rossa con scritta d'ordinanza, fa notare l'applausometro dei viticoltori: "Noi siamo partiti dalle piccole e medie imprese ma fugheremo i dubbi anche di chi applaudiva Monti e Renzi e oggi boccia noi".

"Lavoriamo nell'interesse di tutto il Paese, non di singoli imprenditori", concorda Conte, giacca e cravatta viola. Ma anche tra stand e calici veronesi, il premier viene chiamato a mediare tra i due partiti di governo. Conte, che si ritrova pure a brindare con Massimo D'Alema, a Luca Zaia che lo incalza sull'autonomia ("Almeno il primo passo in primavera", chiede Salvini), replica che "si farà" ma "nel rispetto della Costituzione" e con la "partecipazione attiva" del Parlamento.

Lo chiedono M5s, presidenti delle Camere e Quirinale. Quanto all'idea attribuita ai 5S di non rinnovare Quota 100 nel 2020, Conte ribatte che "non è all'ordine del giorno": la misura "è triennale". L'obiettivo finale è "quota 41", rintuzza Salvini. È chiaro che sulla tassa piatta e sull'autonomia il vicepremier intende dare un segnale subito, prima delle europee. E non sembra disposto ad accettare un no come risposta. M5s lo accusa di voler fare "facile campagna elettorale" su una misura che costa 12 miliardi: "Non siamo mai stati contrari ma capiamo quali sono le risorse", dice Francesco D'Uva. "Noi siamo stati sempre leali, la Lega 'nì", rimarcano fonti M5s, che sul tema flat tax sembrano dare sponda a Tria.

Il ministro dell'Economia (rassicurato da Conte e da Giorgetti, che dice di non volere il suo posto) incontrerà il premier al tavolo dei risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie: varare i decreti è il primo passo per provare a ricucire la tela nel governo. E stemperare il clima. Perché se Salvini si dice stufo dei "no" e degli attacchi M5s ("Io lavoro, quali selfie"), Di Maio invece vuole
stoppare le incursioni della Lega.

Ma su una cosa i due vicepremier si trovano d'accordo: sul problema rom. "Chiudere entro la fine del mandato tutti i campi rom in Italia", dice il leader leghista. E aggiunge: "Poi se ci sono rom che si vogliono integrare sono benvenuti, per gli altri è finita la musica. Non capisco perché debba esserci qualcuno che vive al di fuori della legge".

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