mercoledì 12 settembre 2018
Pressing su "quota 100". «Rai, vicino accordo con Fi». Il vicepremier del Carroccio definisce il pacchetto in vista della "sintesi" con Conte, Tria e Di Maio. Più fondi per i «truffati» dalle banche
Salvini: in pensione a 62 anni. «20 miliardi dalla pace fiscale»
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L’anteprima dell’affondo l’hanno avuto i partecipanti al vertice economico della Lega del mattino, che avevano portato sul tavolo del leader diverse versioni 'soft' di 'quota 100'. Il vicepremier Matteo Salvini le ha spostate su un lato del tavolo senza dare in escandescenze e ha lanciato il suo messaggio politico: «Deve essere una 'quota 100' come si deve. È la priorità assoluta della manovra 2019. Ci giochiamo la faccia con le persone che si sono spezzate la schiena sul posto di lavoro ».

Poche ore dopo, il leader dà corpo al proposito politico nella 'quarta Camera' di 'Porta a porta': «Gli imprenditori chiedono di superare la legge Fornero. Per me il limite dei 64 anni è alto. Io ho chiesto al massimo, ma al massimo, 62 anni». Una soglia dirompente per i conti che sta facendo il ministro del Tesoro Giovanni Tria. Che apre le porte del 'riposo', ad esempio, ad un lavoratore o una lavoratrice che ha preso impiego a 24 anni e ha versato 38 anni di contributi. L’età minima a 62 anni con 38 di contributi, unita all’alternativa dell’uscita a 41,5 anni di contributi, costerebbe, è la prima stima della società di ricerca 'Tabula', ben 13 miliardi lordi, 9 netti, il primo anno; e 20 lordi (13 netti) a regime. Si dà per scontato che se non ci sono i requisiti (fare 'cento' tra età e contributi) resta l’età massima indicizzata con le aspettative di vita. Il messaggio di Salvini è al Tesoro, ma anche all’alleato.

Dato che occorrerà stare dentro certo limiti per via dei paletti Ue, messo in conto che le due riforme simbolo di Lega e M5s, flat-tax e reddito di cittadinanza, saranno attuate in modo «graduale», allora tanto vale sparare per il 2019 tutta la posta sulle pensioni. Tra l’altro accontentando un elettorato che ha i più alti tassi di partecipazione alle elezioni europee. E quindi per il fisco, tornano ad ammettere i partecipanti al tavolo economico del Carroccio, resta un pacchetto soft con la 'dual tax' per le partite Iva e la riduzione di un punto (dal 23 al 22 per cento) dell’aliquota Irpef più bassa. Sul fronte delle entrate una tantum, la stima per la «pace fiscale» fatta da Salvini è di «20 miliardi, non i 3 che dice Tria, ma si sa che i ministri dell’Economia devono mediare, frenare...».

La parola 'condono' associata al tema della chiusura delle cartelle preoccupa più M5s che il Carroccio. Così come non è un problema della Lega dare il via libera al Tap, «per me porta benefici ai cittadini ». Salvini annuncia inoltre nuove risorse in manovra per i rimborsi ai «truffati dalle banche». Con il vento in poppa dei sondaggi («Ma non voglio fare l’errore di Renzi», dice a Bruno Vespa che gliene presenta un paio lusinghieri), Salvini conta quindi di passare all’incasso. Sulla manovra, ma anche sulla Rai.

La prende larga, il segretario della Lega. Dice che alle elezioni in Abruzzo, Sardegna e Basilicata l’intento è quello di presentare «la squadra che già governa nelle Regioni ». Inoltre la prospettiva del partito unico, che pure lo vede favorevole, non si attua se gli altri non vogliono. Segnali a Berlusconi, che «vedrò a giorni ». Segnali per convincerlo, dopo un lungo tira e molla, a votare Vittorio Foa presidente della Rai. Domani si vede la Vigilanza.

La via d’uscita ci sarebbe: la maggioranza chiede al Cda di Viale Mazzini di proporre un nuovo nome come presidente, i consiglieri ripresentano Foa bypassando (per le opposizioni sfidando) la bocciatura di inizio agosto. «Credo si possa chiudere», è la speranza di Salvini (e dei 5s, sempre più imbarazzati dalla vicenda). La storia dei 49 milioni e dei conti del Carroccio sequestrati dai magistrati è tenuta bassa dal vicepremier: «Quei soldi non ci sono. Belsito dice di sì? Ci dica dove li ha lasciati.

La procura di Genova pensi al ponte crollato più che a noi...». L’intero comparto-inchieste infastidisce il vicepremier, che appare sul punto di sbottare: «Sulla Diciotti rifarei le stesse cose. Ma ora lavoro perché le navi non arrivino più». Infine l’annuncio: i decreti su sicurezza e immigrazione saranno in Cdm «a fine mese». Tra i punti la riduzione di 10-15 euro del 'costo' dell’accoglienza dei profughi e l’espulsione dei richiedenti asili che commettono reati gravi.

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