giovedì 18 luglio 2019
«Con M5s fiducia finita. Anche personale». Di Maio si sfoga: pugnalata alle spalle, se vuole votare lo dica. Giorgetti al Quirinale: ritiro la candidatura a Commissario
I due vicepremier. Tira vento di crisi tra Di Maio e Salvini (Ansa)

I due vicepremier. Tira vento di crisi tra Di Maio e Salvini (Ansa)

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«Ce l’ho messa tutta. Ancora ce la sto mettendo tutta per portare avanti questo governo. Ho tenuto duro anche quando tutti mi dicevano "fai saltare tutto...». Sono gli occhi di Matteo Salvini a far capire. Più delle parole. È il volto tirato. La voce impastata. «...Purtroppo sì, si è persa la fiducia. Anche a livello personale. Mi sono fidato per mesi e mesi, ma ora...». È la giornata più complicata. Salvini butta giù il primo caffè con gli occhi fermi su un titolo di Giuseppe Conte sulla prima pagina di La Repubblica: "Tradito dalla Lega in Europa".

Salvini capisce che quelle cinque parole sono il preludio alla morte del governo. E non perchè la Lega ha detto no alla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Il male è più profondo. È la «tenaglia Conte-Di Maio» che cerca ogni occasione per stringere la Lega. Salvini sente tutti i collaboratori più ascoltati. È ferito. Incredulo. rabbioso. «Non ce la faccio più». Più tardi davanti alle telecamere spiega il senso di quello sfogo. E lo fa tornando alla vicenda più brutta: Roma-Mosca. «Io non sono come loro. Quando ci sono state vicende che hanno toccato i 5stelle non sono mai entrato nel merito, se hanno toccato padri e fratelli non ho mai detto mezza parola perché mi fido di chi governa con me. Sarebbe bello che si fidassero di me anche loro, quando dico che non abbiamo mai visto una lira, un dollaro, un rublo».

Ora dopo ora la tensione sale. Salvini diserterà il Consiglio dei ministri di questo venerdì. «Non c’è nulla di eclatante su cui confrontarsi, e poi il venerdì è dedicato ai miei figli e non a Di Maio», ripete. Quirinale e Palazzo Chigi guardano le sue mosse e ragionano sul suo ultimo messaggio: andrò presto in Parlamento per fare chiarezza, ma se dai 5stelle arrivano altri no il governo cade. Salvini non vuole la crisi, ma capisce che evitarla sarà complicatissimo. Un nuovo patto con M5s? Una ricucitura? «Tutto è possibile. Speravo che dopo il voto europeo si placassero le polemiche...».

Qui si apre più di uno scenario. Salvini lo sa e lo ammette. «Se questo governo non ha più senso di andare avanti perché i no prevalgono sui sì, allora la sola via è quella del voto. Non ci sono altri scenari possibili. Quando? La finestra è sempre aperta». Poi però ammette che la verità è meno lineare di come vorrebbe che fosse. «... Spero che non ci siano maggioranze raccolte sul marciapiede perché qualcuno non vuole mollare la poltrona».

I prossimi giorni, forse le prossime ore, diranno moltissimo. Salvini fissa i paletti: l’approvazione del decreto sicurezza bis, la riforma della giustizia, quella delle autonomie e lo sblocco dei cantieri. «Che fine fanno queste cose? Se rimane tutto bloccato che stiamo a fare, non ha senso. Non ho scadenze come lo yogurt ma ci si mette poco a vedere se c’è la buona volontà o meno». Poi chiosa con un’ultima frecciata ai 5 stelle. «È chiaro che qualche ministro dei 5s non ha dato il massimo, non lo dico io lo sa benissimo anche Di Maio».

C’è chi assicura che i canali con Fi siano aperti. Non con Berlusconi, con Fi. «Non ho nostalgie del passato, ringrazio Berlusconi, ma io guardo al futuro. E il centrodestra unito, con un programma condiviso come abbiamo fatto in passato, può vincere dovunque».

Le forze politiche cercano di capire. Nel Pd Matteo Renzi spinge sull’ipotesi di una mozione di sfiducia. Ma la lente è sui M5s. Di Maio riunisce uomini di partito e di governo. Ci sono Stefano Buffagni e Riccardo Fraccaro, ci sono i capigruppo. Anche qui la tensione è altissima e le ricostruzioni si accavallano ai retroscena. «Siamo stati colpiti alle spalle, le offese e le falsità dette nelle ultime quarantott’ore contro il M5s non hanno precedenti. Anche contro di me. Un mare di fake news solo per screditarci. Quello che è accaduto è gravissimo».

La crisi sembra a un passo. Di Maio non accetta le accuse di Salvini su una connivenza politica con il Pd a Bruxelles. «È una falsità volgare, vogliamo rispetto. È la Lega a essere al governo in tutte le Regioni con Berlusconi. Se vuole davvero far cadere il governo lo dica chiaramente e se ne prenda la responsabilità». Il voto su Ursula Von Der Leyen ha scavato il solco. E come ulteriore gesto di sfida, il leghista indicato come Commissario a Bruxelles, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, sale al Colle per comunicare il ritiro ufficiale della sua candidatura. Un colloquio di venti minuti che potrebbe essere stato servito a capire le intenzioni del Quirinale in caso di crisi.

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