mercoledì 11 marzo 2015
Fallita la mediazione di Bossi e Maroni. Sfidare Zaia, il sindaco di Verona prende tempo sulla candidatura. «Controllo dittatoriale del partito»
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Non è bastato a Flavio Tosi l'ultimo tentativo di mediazione, pronunciato ieri sera in diretta tv, né il lavoro sottotraccia dei "pontieri", per evitare l'epilogo annunciato: il sindaco di Verona è fuori dalla Lega, dopo settimane di dichiarazioni, schermaglie, provvedimenti disciplinari e ultimatum tra la leadership del Carroccio e Luca Zaia da un lato, e Tosi, con le sue ambizioni politiche nazionali, dall'altro: Tosi è fuori dalla Lega. "Ho provato mediazioni di ogni tipo, ma purtroppo, ricevendo solo dei no, sono costretto a prendere atto delle sue decisioni e quindi della sua decadenza da militante e da segretario della Liga Veneta - Lega Nord", ha dichiarato in una nota Matteo Salvini, poco dopo l'intervista rilasciata dallo stesso Tosi a Otto e mezzo su La7. "Salvini mente sapendo di mentire - ha replicato subito dopo Tosi - Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele. Resta e resterà - ha detto Tosi - la stima, l'amicizia, l'affetto per tutti i veri leghisti". Roberto Maroni, che è stato in contatto con Tosi fino all'epilogo, si è detto dispiaciuto che "la vicenda Tosi non abbia trovato una soluzione ragionevole - come ha scritto su facebook - Io ci ho provato". "Non sarò io ad andarmene", aveva ripetuto Tosi in queste settimane, precisando che se fosse stato "commissariato" avrebbe lasciato il Movimento. E cosi, nella pratica, è successo, anche se è stato Salvini a chiudere definitivamente la partita prima delle sue dimissioni. Tosi ha motivato in tutte le occasioni i motivi del suo no ai provvedimenti del Consiglio federale, che gli ha imposto un "commissario" per vagliare la composizione delle liste per le prossime elezioni regionali venete e di scegliere tra l'appartenenza alla Fondazione "Ricostruiamo l'Italia" da lui promossa e la Lega stessa. Condizioni inaccettabili, per il segretario della Liga Veneta, che ha messo sul piatto ieri sera l'ultimo tentativo di evitare la rottura. "Se si accetta il fatto che ci sia una Fondazione ben nota, risaputa e condivisa e se si toglie il commissariamento, poi sulle liste una soluzione la si trova", aveva detto, confidando sul "buon senso di entrambi" per un accordo "ragionevole". Se da una parte "la presa d'atto" di Salvini chiude una questione che stava dilaniando la Lega da mesi, l'uscita di Tosi dal Carroccio apre altri delicati fronti: le elezioni regionali venete, innanzitutto, che Zaia avrebbe vinto, secondo i sondaggi, senza difficoltà, con una Lega unita. E che invece ora appaiono di esito più incerto, se Tosi, come ha fatto capire, giocherà la partita candidandosi con una sua lista contro il governatore veneto, che ha definito nei giorni scorsi "abominevole" questa eventualità, ora concreta. "Mi prendo un paio di giorni perdecidere". Così Flavio Tosi su una sua eventuale candidatura allapresidenza del Veneto. "Resto convinto che il motivo fossealtro. Secondo me Salvini voleva il controllo dittatoriale dellaLega Nord, e di questo si assume la responsabilità", ha detto in una conferenza stampa a Verona, sui motivi dellasua cacciata dal Carroccio. "Se insisterà nel volersi candidare contro Zaia - ha dichiarato a caldo Salvini - magari insieme ad Alfano e a Passera, per aiutare la Sinistra, penso che ben pochi lo seguiranno. Non si può lavorare per un partito alternativo alla Lega, non si possono alimentare beghe, correnti o fazioni". Salvini ha chiamato subito a raccolta i militanti della Liga: "Da domani basta chiacchiere, e si lavora con tutte le sezioni e tutti i gli iscritti, che contiamo di raddoppiare in fretta per riconfermare il buon governo di Luca Zaia". E ha rassicurato subito "i veneti" sulla loro autonomia di scelta: "Ovviamente le liste per il Veneto - ha scritto in una nota Salvini - saranno fatte solo dai Veneti, dal commissario Gianpaolo Dozzo (uno dei padri della Liga Veneta, iscritto dall'83) e da tutti i segretari del territorio veneto. Senza rancore e facendo gli auguri a Flavio Tosi, saranno i Veneti a decidere". Sarà nei prossimi giorni che si capiranno meglio le conseguenze del provvedimento. Non solo sul piano interno, con un consiglio nazionale veneto a larga maggioranza tosiano. Ma anche a Roma, dove già si fanno i conti di quanti saranno i parlamentari che seguiranno Tosi nella sua nuova politica fuori dalla Lega. In ballo c'è ci sono i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato: senza i deputati eletti in Veneto, tutti tosiani, verrebbe meno il numero di membri necessario per costituirlo. E non è scontato che le richieste di ingresso in Lega di parlamentari di altri partiti, più volte ventilato da Salvini, possa compensare le "perdite".
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