venerdì 1 dicembre 2017
Restano le differenze anche tra Nord e Sud e tra uomini e donne. Reddito, lavoro e stili di vita determinanti per la longevità. Lorenzin: lavorare su liste d'attesa e ticket per ridurre gap
L'Italia delle diseguaglianze: un laureato vive tre anni in più
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Differenze di genere, di luogo di vita e lavoro, di reddito e di lavoro. Come anche il grado d'istruzione e gli stili di vita. Sembrano essere queste le variabili che incidono sulle disuguaglianze della salute in Italia, un problema affrontato per la prima volta con report scientifico L'Italia per l'equità nella salute che il ministero ha chiesto di realizzare all'Inmp, all'Istituto superiore di sanità, all'Agenas e all'Aifa, presentato stamattina a Roma. E il nostro Paese, pur protetto dalla dieta mediterranea e in linea con gli altri Paesi ad alto reddito, resta un territorio in cui il livello di salute varia da regione a regione - e da città a città - ma dipende anche dal grado di istruzione e dal reddito.

E così nel periodo 2012-2014, i maschi italiani laureati potevano sperare di vivere 3 anni in più rispetto a coloro che avevano conseguito al massimo l’istruzione obbligatoria, mentre tra le donne laureate il vantaggio sulle meno istruite era di un anno e mezzo. Stesso discorso nel gap Nord-Sud. Da molti anni infatti il Mezzogiorno presenta un maggior rischio di mortalità prematura del resto d'Italia - fenomeno associato ad una maggiore concentrazione al Sud dello svantaggio sociale - oltre che ad un effetto diretto del contesto di vita di queste regioni sulla salute di chi vi risiede. Ma la differenza nelle aspettative di vita sono state rilevate in molte realtà locali: a Torino, ad esempio, un uomo che attraversa la città, dalla collina alto borghese (a elevato reddito) alla barriera operaia nel nordovest (a basso reddito), vede ridursi l'aspettativa di vita di 6 mesi per ogni chilometro percorso.

Siamo dunque il primo Paese al mondo per la qualità delle cure, ma questi traguardi medici non sono a disposizione di tutti insomma. Per questo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, annuncia che «su due degli aspetti che tutti noi conosciamo nella nostra vita pratica, ovvero le liste d'attesa e l'accesso di alcuni pazienti a dei ticket non competitivi, abbiamo proposto una serie di iniziative» per eliminare in modo concreto il problema delle liste d'attesa, che «diventa un tema di disuguaglianza sociale in alcuni territori».



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