giovedì 10 ottobre 2019
Circa 2,8 milioni di persone mostrano sintomi depressivi e la metà ha sintomi di disturbi maggiori. I dati diffusi dall'Osservatorio sulla salute delle regioni alla vigilia della giornata mondiali
Disagio mentale, in Italia sempre più grave soprattutto al Sud
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Lo chiamano il male di vivere. Ed è un male che serpeggia sempre più nella nostra società coinvolgendo una sempre più ampia fetta dalla popolazione soprattutto tra gli anziani e i cittadini del sud Italia. E così, secondo i dati più recenti disponibili (Indagine dell’Istituto nazionale di statistica-European Health Interview Survey-EHIS) 2,8 milioni, il 5,6% della popolazione di età superiore ai 15 anni, presenta sintomi depressivi, dei quali 1,3 milioni con sintomi del disturbo depressivo maggiore. Sono questi in estrema sintesi i dati del Focus sul Disagio mentale prodotti dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che opera all’interno di Vithali spin off dell’Università Cattolica presso il campus di Roma, reso noto alla vigilia della Giornata mondiale per la salute mentale che si celebra oggi, giovedì 10 ottobre.
Il disagio mentale è un problema che sta acquisendo sempre maggiore rilevanza a livello nazionale, coinvolgendo una sempre più ampia fetta di popolazione, specie tra gli anziani (in costante aumento, su cui grava sempre di più anche il peso della malattia di Alzheimer) e le fasce più deboli della popolazione dal punto di vista economico e sociale, assorbendo risorse del sistema sanitario, nonché gravando su società e famiglie. Tra i problemi più diffusi, vi è sicuramente la depressione.

L’Organizzazione mondiale della sanità stima che i disturbi depressivi colpiscono oltre 300 milioni di persone nel mondo. La depressione rappresenta il 4,3% del carico globale di malattia ed è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale (circa l’11% degli anni di vita vissuti con una disabilità nel mondo intero), particolarmente nelle donne.

Le caratteristiche del disagio mentale

Tale tipologia di disagio aumenta con l’età; infatti, la prevalenza è pari al 2,2% nella fascia di età 15-44 anni e sale al 19,5% tra gli ultra 75enni. Inoltre, presenta significative differenze di genere a svantaggio delle donne, in particolare tra le over 75 anni dove quasi una donna su quattro soffre di sintomi depressivi (23,0%) a fronte del 14,2% tra gli uomini. Dai dati pubblicati dal ministero della Salute, le donne con disturbo depressivo sono quasi il doppio degli uomini anche tra gli utenti dei servizi specialistici per la salute mentale (con un tasso di 28 per 10.000 abitanti negli uomini vs 47 per 10.000 nelle donne). I sintomi depressivi più gravi sono particolarmente elevati nella fascia di età più anziana, sopra i 75 anni, nella quale la prevalenza si attesta al 10,2%, (7,0% uomini e 12,3% donne).

I disturbi depressivi sono più frequentemente presenti tra i residenti nelle regioni centrali e meridionali, in particolare in Umbria (9,5%) e Sardegna (7,3%), significativamente superiori ai dati del Trentino-Alto Adige (2,8%) e della Lombardia (4,3%).

Tra coloro che hanno più di 35 anni e un basso livello di istruzione le prevalenze di questi disturbi è quasi il doppio di quella osservata tra i coetanei con titoli di studio elevato. In particolare, si attesta, rispettivamente, al 3,4% vs 7,5% per gli adulti della fascia di età 35-64 anni e al 6,3% vs 16,6% tra gli anziani. I divari sono significativi anche rispetto alle condizioni economiche; infatti, la prevalenza tra i soggetti adulti appartenenti ai due quinti di reddito più bassi mostrano prevalenze del disturbo quasi doppie rispetto ai coetanei appartenenti ai due quinti più alti, mentre il divario si attenua leggermente nelle classi di popolazione anziana

Il trend relativo al volume prescrittivo dei farmaci antidepressivi prescritti da professionisti afferenti al Servizio sanitario nazionale ha fatto rilevare un costante incremento nel periodo 2007-2010, una fase di stabilità negli anni 2011-2012 e un nuovo aumento negli ultimi 5 anni (da 39,0 DDD/1.000 ab die del 2013 a 40,4 DDD/1.000 ab die del 2017). Nel 2016, secondo le stime pubblicate dal ministero della Salute, la spesa sostenuta per l’assistenza sanitaria territoriale psichiatrica ammonta a 3,6 miliardi di €, con una incidenza sulla spesa sanitaria pubblica totale pari al 3,2%. In termini pro capite, si sono spesi in media 71€ per ogni residente di età superiore ai 18 anni, la regione che alloca la quota più bassa di risorse per questa funzione è la Basilicata.

Come rispondere alle sfide imposte dal disagio mentale

«Il Ssn ha di fronte una nuova sfida con la quale misurarsi - afferma il professor Walter Ricciardi, ordinario di Igiene Generale e Applicata all’università Cattolica e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni Italiane - e tra le possibili strategie di intervento sicuramente va annoverato il rafforzamento dell’assistenza primaria e dei rapporti ospedale-territorio. Sarà necessaria anche una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali, insieme ad una migliore differenziazione dell’offerta sulla base dei bisogni dei pazienti, riducendo i troppi letti in residenze e comunità (diventate in gran parte cronicari), spostando i fondi verso i servizi di comunità (sostegno all’abitare, piccoli gruppi di convivenza) e aiutando le persone a restare nel proprio ambiente di vita».

Oltre alle attività di cura e assistenza - rileva il dottor Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane - «sarà importante attivare delle azioni efficaci nell’ambito della prevenzione primaria della depressione, per esempio attraverso progetti di intervento nelle scuole volti all’individuazione dei soggetti a rischio su cui effettuare un intervento precoce e attraverso un’attenzione particolare alle fasce di popolazione più anziane, che come abbiamo visto sono le più a rischio, con programmi finalizzati a incrementare l’attività fisica e ridurre l’isolamento sociale per limitare il rischio di depressione nella fase avanzata della vita».

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