venerdì 24 novembre 2017
I rapporti senza scadenza scendono del 3,5% con un'incidenza che cala dal 28,9 al 23,7%. Boom della «chiamata», meno licenziamenti
Saldo positivo, ma pochi a tempo indeterminato
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Il mercato del lavoro resta dinamico e complessivamente in crescita, ma con segnali di minore stabilità e qualità dei rapporti di lavoro. La rilevazione dell’Osservatorio sulla precarietà dell’Inps sottolinea infatti come le assunzioni a tempo indeterminato nei primi nove mesi di quest’anno siano calate del 3,5% in confronto all’analogo periodo dello scorso anno, con un’incidenza di contratti a tempo indeterminato del 23,7% sul totale dei rapporti accesi, in diminuzione rispetto al 28,9% registrato nel 2016 e al 38,3% del 2015 quando erano in vigore gli sgravi contributivi triennali.

In generale, i dati restano positivi con un saldo tra assunzioni e cessazioni pari a +714mila superiore a quello registrato nel corrispondente periodo dello scorso anno (+658mila). Alla crescita delle assunzioni il maggior contributo è stato dato dai contratti a tempo determinato (+27,3%, ) e dall’apprendistato (+26,9%) mentre come dicevamo sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-3,5% contrazione interamente imputabile alle assunzioni a part time). Dopo la cancellazione dei voucher di vecchio tipo, si segnalano l’incremento dei contratti di somministrazione (+20,1%) e soprattutto il boom dei contratti a chiamata che, da gennaio a settembre, sono passati da 137.000 (2016) a 319.000 (2017), con un incremento record del 133,2%. Quanto alle cessazioni, interessante notare che i licenziamenti riferiti a rapporti di lavoro a tempo indeterminato risultano pari a 435.000, in riduzione rispetto al corrispondente periodo di gennaio-settembre 2016 (-5,4%). L’allarme su una possibile esplosione di licenziamenti, dunque, al momento non pare particolarmente giustificato, anche se per la riprova reale occorrerà attendere il 2018 quando si concluderanno i benefici di tre anni di sgravio contributivo per le prime assunzioni con contratti a tutele crescenti (senza reintegro, cioè, in caso di licenziamento senza giusta causa).

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