venerdì 5 luglio 2019
La condanna a 6 mesi di reclusione, per la presunta retrodatazione di due verbali per appalti Expo, è stata convertita in pena pecuniaria di 45mila euro
Giuseppe Sala in tribunale (Fotogramma)

Giuseppe Sala in tribunale (Fotogramma)

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Il sindaco di Milano Beppe Sala è stato condannato a sei mesi di reclusione, convertiti in una multa di 45mila euro, per l’imputazione di falso al termine del processo di primo grado, che si è concluso oggi, sulla cosiddetta "piastra" dei servizi di Expo, l’appalto per costruire l’infrastruttura base sulla quale è stata realizzata l’Esposizione universale del 2015.

La condanna, tuttavia, non dovrebbe far male più di tanto al sindaco di Milano, dal punto di vista giuridico e politico, visto che nei prossimi mesi dovrebbe arrivare la prescrizione e la sospensione prevista dalla legge Severino non si applica al reato di falso. Eppure oggi Sala è apparso provato dopo che i giudici lo hanno dichiarato colpevole per avere retrodatato due verbali con cui, nel maggio 2012, vennero sostituiti due componenti della commissione aggiudicatrice per assegnare l’appalto della piastra, il più ricco dell’Esposizione.

«È stato processato il mio lavoro e io di lavoro per la comunità ne ho fatto tanto – ha detto il sindaco fuori dall’aula del Tribunale di Milano –. Assicuro ai milanesi che resterò al mio posto per i due anni che restano del mio mandato. Di guardare avanti adesso non me la sento». A mitigare la sua amarezza arriva l’applicazione da parte dei giudici, presieduti da Paolo Guidi, dell’attenuante di «avere agito per motivi di particolare valore morale o sociale».

«Viene applicata di rado – ha spiegato uno dei suoi legali, Salvatore Scuto – e costituisce il riconoscimento del fatto che Sala ha agito nell’interesse esclusivo della collettività». Nella requisitoria chiusa con la richiesta di 13 mesi di carcere, anche il pg Massimo Gaballo aveva riconosciuto che Sala non aveva pensato a sé ma al bene di Expo «per velocizzare la realizzazione dell’evento».
Per Scuto, «l’intenzione punitiva del Tribunale è fuori dalla storia oltre che essere un’ingiustizia». «Qui c’è una grande assunzione di responsabilità del sistema giustizia – ha spiegato ancora il legale del sindaco di Milano – che arriva a pronunciare una sentenza di condanna per un fatto che riguarda la gestione di un grande evento che ha dato lustro e ricchezza a questa città. È finito il primo tempo, la partita è lunga e questa ingiustizia verrà cancellata».

Un’affermazione, quest’ultima, che ha fatto pensare a una possibile rinuncia alla prescrizione, prevista per novembre, da parte del sindaco Sala che quindi potrebbe provare ad ottenere un’assoluzione nel merito in Appello. In aula, il sindaco di Milano aveva anche ricordato quanto era stato difficile per lui entrare a giochi in corso, ereditando ritardi e inefficienze «in un clima di demoralizzazione del personale per una situazione tragica». Ma aveva anche ammesso, senza giri di parole, di avere firmato quei verbali. «Sono amareggiato di avere fatto, in maniera inconsapevole, una cosa del genere – aveva dichiarato a suo tempo Sala –. Ancora oggi non lo sento come uno dei passaggi più rilevanti di Expo, era uno dei tanti problemi che avevamo risolto».

Ma se l’aspetto più squisitamente giudiziario sembra ormai risolto, rimane invece aperto quello politico, tanto che sul sindaco di Milano e sul centrosinistra (che sostiene l’amministrazione Sala nel capoluogo della Lombardia) sono subito piovuti gli attacchi del Movimento 5 stelle. «Sembra una lotteria, invece è la triste realtà. Ormai abbiamo perso il conto di tutti gli indagati e condannati del Pd. L’ultimo, in ordine temporale, è Sala (che non è iscritto ai dem, ndr)», giganteggiava sulla pagina Facebook del Movimento.

«Ancora una volta – così veniva riportato ancora sulle pagine social dei pentastellati – ci ritroviamo a fare la solita domanda al segretario del Pd Nicola Zingaretti: caccerai, o meno, dal tuo partito un condannato? E siccome immaginiamo già la (non) risposta di Zingaretti, facciamo notare a Sala che se vuole veramente bene ai milanesi dovrebbe mollare subito la sua poltrona».

«Sala è un grande sindaco. A lui va tutta la nostra fiducia, il nostro sostegno per continuare nell’opera di guida di Milano», ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti. E a chi chiedeva se il sindaco avrebbe dovuto dimettersi per questa sentenza di condanna ha replicato secco: «No». Quanto alla possibilità che Sala si ricandidi per un secondo mandato, Zingaretti si è detto favorevole: «Dipende da lui, ma per quanto mi riguarda, certo».

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