giovedì 20 giugno 2019
La proposta dei «Sabati del futuro» affonda le radici nelle esperienze della pastorale giovanile italiana. Monsignor Giulietti: il seme è stato piantato nel 2007 all'Agorà dei giovani di Loreto
Cura del creato e sostenibilità: giovani e oratori già in cammino
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Il futuro sostenibile ha un passato ben radicato nella pastorale giovanile italiana, una storia costruita non su proclami ma fatta di scelte concrete e accompagnata da un solido percorso educativo. E da un impegno a portare questa sensibilità all’interno dell’esperienza quotidiana di oratori, associazioni, movimenti, parrocchie. Qui la proposta dei «Saturdays for future» lanciata ieri dalle pagine di 'Avvenire' trova un terreno fertile sul quale da tempo lavorano educatori e animatori di tutta Italia.

Il primo seme piantato fu nel 2007 all’Agorà dei giovani italiani di Loreto, come ricorda l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, allora responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile. «L’evento coincideva con la Giornata per la custodia del creato – racconta il presule – per questo decidemmo di proporre i temi di quella ricorrenza ai giovani cercando di mettere in pratica alcune scelte concrete che li aiutasse a vivere il rispetto per il creato. Così, aiutati da alcuni amici abbiamo scoperto le bioplastiche, la differenziata, la pratica del riuso: tutte cose che fecero di Loreto 2007 il primo evento con un’attenzione forte alla sostenibilità ambientale in ambito ecclesiale».

Un’esperienza che ha anticipato nei tempi lo spirito della Laudato si’ e «che ha fatto scuola, perché quella sensibilità si è riversata in tutti gli eventi successivi, come le Gmg, ma non solo», nota Giulietti. E oggi quell’impegno continua non solo nei grandi eventi giovanili ecclesiali ma soprattutto nello sforzo di «riportare quelle attenzioni in un ambito di vita quotidiana, nel mondo degli oratori e nelle parrocchie. Quello che un tempo era un 'tema di nicchia' oggi non può mancare nell’agenda pastorale della comunità cristiana, perché la salvaguardia del Creato non può essere solo un 'pallino' di pochi, è un impegno che nasce dalla chiamata a mettersi al servizio del Regno di Dio – sottolinea il presule –. Un tema che appartiene da sempre alla tradizione e alla spiritualità cristiana».

I giovani oggi, conclude Giulietti, «giustamente rivendicano il diritto al futuro, ma fanno fatica a tradurre in comportamenti quotidiani questa rivendicazione. Per questo hanno bisogno di adulti educatori che testimonino un ambientalismo che non si fonda solo sulla paura, ma che sull’innamoramento di uno stile di vita che rende felici».

Come si traduce in concreto questo compito nella comunità ecclesiale è sotto gli occhi di tutti proprio in questo giorni: «Se guardiamo ai Grest in corso in questo periodo in moltissimi oratori – sottolinea don Riccardo Pascolini, segretario del Forum degli oratori italiani (Foi) – emerge evidente un’attenzione seria al consumo consapevole, al riciclo, all’acquisto a chilometri zero dei pasti». Per don Pascolini queste sono tutte scelte «dal profondo valore educativo: sia per i ragazzi che partecipano, che per i più grandi, gli animatori. Ma anche per i genitori e gli adulti, sicuramente meno preparati dei loro figli su questi temi». C’è ancora molto da fare per realizzare quella «conversione ecologica » auspicata dalla Laudato si’, ma «noi educatori – continua il sacerdote – siamo chiamati a puntare in alto, a coltivare una cultura della responsabilità, basata su una solidarietà orizzontale tra persone e una solidarietà verticale tra le generazioni».

A segnare il cammino di questo impegno educativo per l’intera pastorale giovanile italiana è il sesto capitolo della Laudato si’ («Educazione e spiritualità ecologica»): «Siamo chiamati a convogliare le nostre esperienze educative verso un nuovo stile di vita, nella consapevolezza che è possibile un’allenaza tra umanità e ambiente», nota il segretario del Foi. Tutto ciò lontano dalla «politicizzazione della realtà», perché «ciò che ci interessa – conclude Pascolini – è che questa consapevolezza dei giovani si trasformi in stili di vita nuovi. È una sfida sia spirituale che educativa, è un processo lungo di rigenerazione, un cammino che ora, grazie alla Laudato si’ ha una marcia in più».

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