lunedì 4 marzo 2013
Ascoltata come testimone Annamaria Fiorillo, che la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 si occupò dell'affidamento della giovane marocchina fermata dalla polizia. «Non fui ascoltata».
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Nessun magistrato degno di questo nome" avrebbe affidato la minorenne Ruby alla consigliera Minetti e non a una comunità. È quanto sostiene in aula Annamaria Fiorillo, il magistrato del tribunale dei minori che la sera tra il 27 e il 28 maggio 2010 si occupò dell'affidamento della giovane marocchina, fermata dalla polizia per un furto e portata in Questura per essere identificata.Un'attività, quella tra Fiorillo e gli uomini della Questura, "meramente orale", ossia "conversazioni telefoniche", poi "non ho più avuto visione degli atti che arrivarono molto dopo", cioè a giugno. "Non mi sono mai occupata dei procedimenti che riguardano la minore, nè dell'affidamento del procedimento penale. Io risposi solo al telefono e diedi delle disposizioni".Quella sera Fiorillo diede "disposizioni che la minore fosse affidata a una comunità", ma ricorda anche che nelle due telefonate con la Iafrate che "lei parlava come se svolgesse un monologo, avevo difficoltà a inserirmi nel discorso. Il suo obiettivo era molto chiaro, ossia affidarla alla Minetti".Solo il 29 ottobre la Fiorillo scrive una relazione su quella sera. Dopo quella relazioniamo "ci fu un grande interesse dei media, poi il ministro Maroni andò in Parlamento ed espose la versione della polizia dicendo che tutto si era svolto regolarmente. Io dissi ai giornalisti che non era vero e questo ha comportato un provvedimento disciplinare"."Quando il ministro Maroni disse che venne affidata alla Minetti seguendo le indicazion del magistrato attacca la ma onorabilità di magistrato, perchè nessun magistrato degno di questo nome avrebbe fatto una cosa del genere", spiega la Fiorillo. Il procedimento del Csm si è concluso in maniera "salomonica: dicendo che sui fatti contestati si sarebbe deciso in questa sede e che il ministro Maroni non aveva nessuna intenzione di offendermi, per cui non c'è stato nessun luogo a procedere".La difesa di Silvio Berlusconi ha chiesto al tribunale un confronto tra il pm minorile Annamaria Fiorillo e l'alloracommissario di polizia Giorgia Iafrate su quanto accaduto nell'ormai nota notte in questura, e inoltre di sentire alcuni testimoni tra cui la madre della giovane marocchina. Sulle richieste di prove aggiuntive i giudici si sono ritirati in camera di consiglio. Se dovessero respingere l'istanza inizierà la requisitoria dei pm.
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