venerdì 29 novembre 2013
​Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado del processo "Ruby bis": i pagamenti regolari effettuati alle ragazze che hanno reso false testimonianze sono «un inquinamento probatorio». Da indagare per corruzione giudiziaria le stesse testimoni e gli avvocati Ghedini e Longo.
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I giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, nelle motivazioni della sentenza di primo grado del cosiddetto processo "Ruby bis", ritengono che i pagamenti regolari effettuati alle testimoni del procedimento che ha visto la condanna di Silvio Berlusconi siano "un inquinamento probatorio" e pertanto dispongono il trasferimento degli atti in procura perché indaghi per "corruzione in atti giudiziari" a carico dell'ex premier.Lo si legge nelle 392 pagine della sentenza che il 19 luglio scorso, per le presunte serate con sesso mercenario nella residenza dell'ex premier ad Arcore, ha condannato per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile l'agente dello spettacolo Lele Mora a sette anni di reclusione, per favoreggiamento della prostituzione anche minorile l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede a 7 anni, per il solo favoreggiamento della prostituzione la ex consigliera regionale Pdl Nicole Minetti a 5 anni.I giudici, oltre a Berlusconi "in qualità di soggetto che elargiva il denaro e le altre utilità", individuano come soggetti da indagare per corruzione giudiziaria "tutte le ragazze... che poi rendevano false testimonianze, in qualità di testimoni e, quindi, pubblici ufficiali, ricevevano denaro e altre utilità", gli avvocati (Niccolò) Ghedini e (Piero) Longo "in qualità di concorrenti, per aver partecipato, nella loro qualità di difensori di Berlusconi, alla riunione del 15 gennaio 2011", riunione dopo la quale "tutte le ragazze, testimoni del nostro processo, iniziavano a percepire almeno la somma di 2.500 euro al mese ciascuna, a tempo indeterminato".
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