giovedì 13 novembre 2014
​La Corte d'Appello di Milano ha ridotto le pene inflitte in primo grado a Emilio Fede, Lele Mora e l'ex-consigliera regionale Nicole Minetti nell'ambito del processo Ruby bis su un presunto giro di prostituzione nelle residenze dell'ex-premier Silvio Berlusconi.
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Dopo l’assoluzione del primo attore, svanisce l’incubo del carcere anche per le comparse. Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti potevano non sapere che Ruby fosse minorenne. Proprio come Silvio Berlusconi. Di qui la "riforma" delle condanne in primo grado. Sono colpevoli di favoreggiamento della prostituzione adulta, non di quella minorile. Forse non conoscevano o non  ricordavano la vera età di Karima El Mahroug. La pena più dura è per Emilio Fede, quattro anni e dieci mesi dai sette in primo grado. Col favoreggiamento paga anche la "tentata induzione" a prostituirsi di Iman Fadil, Ambra Battilana e Chiara Danese, uniche parti civili, uniche assenti nel coro delle testimonianze per le quali si allestisce il Ruby 3: mega-processo per corruzione in atti giudiziari con Berlusconi e gli avvocati Longo e Ghedini in testa. Maurizio Paniz, ex deputato Pdl e nuovo difensore di Fede, «apprezza lo sforzo della Corte», ma sicuro che l’ex direttore del Tg4 ad 82 anni eviterà la cella, ricorre in Cassazione. Anche la Minetti, passata da cinque a tre anni andrà a Roma. Per il difensore Pasquale Pantano paga a caro prezzo gli affitti alle amiche in via Olgettina. Raggiante Lele Mora: «Ho già pagato: 14 mesi nell’incubo dell’isolamento, come un terrorista». Ora ha preso 6 anni e un mese, contro i 7 in primo grado più i 4 anni e tre mesi per la bancarotta della Lm Management. Reati «in continuazione», ha argomentato Gianluca Maris. Lele Mora ha ottenuto un inedito «patteggiamento all’ambrosiana»: sconterà i 3 anni presso il Centro Exodus di don Mazzi.
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