venerdì 21 aprile 2023
Daniela Lo Verde, dirigente scolastica dell’istituto Giovanni Falcone di Palermo, tre anni fa era stata premiata da Mattarella per i suoi progetti a sostegno dei ragazzi durante la pandemia
«Rubava cibo, pc e tablet agli studenti»L’arresto choc della preside antimafia

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Il cuore della speranza seminata allo Zen, periferia estrema di Palermo, è ferito. La preside della scuola intitolata a Giovanni Falcone, la professoressa Daniela Lo Verde, 53 anni, simbolo dell’antimafia, insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica, è stata arrestata, ieri mattina, dai carabinieri nell'ambito di una inchiesta coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferrara e Amelia Luise con le accuse di peculato e corruzione. Gli addebiti sono molto pesanti: la professoressa Lo Verde, con la complicità del vicepreside Daniele Agosta, si sarebbe appropriata di generi alimentari destinati alla mensa dell'istituto scolastico, computer, tablet e iphone, acquistati con i finanziamenti europei. La preside e il vicepreside sono ai domiciliari. Ci sono altre persone coinvolte nell’indagine, dodici in tutto. Ai domiciliari è finita anche la dipendente di un negozio di elettronica che avrebbe regalato alla dirigente tablet e cellulari in cambio della fornitura alla scuola, in aggiudicazione diretta e in esclusiva, del materiale.

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L’inchiesta è nata grazie alla denuncia di una ex insegnante dell’istituto che ha raccontato di una «gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata» come scrive il gip nell’ordinanza. Il quadro è punteggiato dalle intercettazioni, per esempio da alcune conversazioni tra la preside e sua figlia che, secondo gli inquirenti, proverebbero l’appropriazione di alimenti comprati per la mensa degli alunni. Daniela Lo Verde era una figura, fin qui, apprezzatissima dell’impegno per la legalità. Nel corso degli anni aveva rappresentato gli sforzi compiuti in un contesto difficile, denunciando anche atti di vandalismo a scuola. Nel giugno 2020 il momento più alto della sua parabola: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’aveva nominata Cavaliere, per le attività svolte nella fase più cruenta della pandemia da Covid, quando, proprio dalla scuola, era stata lanciata una raccolta fondi per regalare la spesa ad alcune famiglie in gravissima difficoltà economica.

Lo Zen e la città sono sotto choc. Un giro mattutino nel quartiere, protagonista di uno stigma che fa torto alle tante persone di buona volontà che vivono lì, ha offerto il consueto e degradante panorama di spazzatura non raccolta, di rottami e disservizi. Ieri mattina non si sono svolte le lezioni all’istituto Falcone. «Siamo choccati – ecco le parole sgomente di un custode –. Questa cosa può essere un contraccolpo per tutti». «Siamo sconvolti, sì» di rimbalzo la voce una professoressa. Una ragazza, al lavoro nel suo minimarket, ha usato una frase che non si dimentica: «La nostra speranza è stata tradita». Per la dirigente scolastica è stato disposto «il provvedimento di sospensione immediata» come ha fatto sapere il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sottolineando come «in tempi brevi sarà nominato il reggente».

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«Rimango sgomento nell’apprendere la notizia dell’arresto della preside dell’Istituto comprensivo Giovanni Falcone Daniela Lo Verde, che, durante il mio incarico di assessore regionale all’Istruzione, ho conosciuto come dirigente scolastica particolarmente dedita al suo lavoro – ha commentato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla –. Alla luce degli odierni accadimenti, è doveroso che le indagini abbiano il loro corso e confido che esse possano inequivocabilmente chiarire i fatti, per il bene della comunità studentesca e della scuola, da sempre importante punto di riferimento civile e sociale».

«L’indagine che ha portato all'arresto di Daniela Lo Verde, preside dell’istituto scolastico Giovanni Falcone di Palermo, mi addolora profondamente e non solo perché i fatti che stanno emergendo sono un insulto alla memoria di mio fratello Giovanni – ha detto Maria Falcone –. Conosco bene quella scuola da prima che la dirigesse Lo Verde e l’ho sempre considerata un presidio fondamentale in un quartiere come lo Zen attanagliato da tante criticità, con una presenza criminale notevolissima e una dispersione scolastica tra le più alte d’Italia».

«Lascia sconcertati – incalza con forza la sorella del giudice ucciso a Capaci – scoprire che dietro l’antimafia di facciata di Daniela Lo Verde c’era tanta disonestà. Questo però non mi fa dimenticare la dedizione delle insegnanti, che da anni portano avanti un lavoro prezioso per educare i giovani alla legalità e che sono state sempre presenti con i loro alunni alle manifestazioni per ricordare chi si è sacrificato nella lotta alla mafia».

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