mercoledì 7 giugno 2017
Ennesimo oltraggio alla memoria di Marcello Torre, che venne "condannato a morte" per essersi opposto agli affari dei clan sul post terremoto
Al posto della statua rubata un'immagine di san Pio

Al posto della statua rubata un'immagine di san Pio

COMMENTA E CONDIVIDI

Non ha pace neanche a 37 anni dalla morte, Marcello Torre, il "sindaco gentile" di Pagani, vittima innocente della criminalità organizzata, ucciso dalla camorra l'11 dicembre 1980 per essersi opposto agli affari dei clan sul post terremoto. Sul luogo dell'omicidio, non lontano dalla sua abitazione, la famiglia aveva realizzato un piccolo memoriale, con la statua di un angelo e un lapide con la frase "Marcello Torre, nel tuo nome noi continueremo". Ora la statua non c'è più. Lo ha scoperto la figlia Annamaria che si era recata, come fa spesso, a portare dei fiori. Un furto? Improbabile, visto il nessun valore venale della statua. Molto più probabile l'ennesimo oltraggio alla memoria di chi venne condannato a morte dal boss Raffaele Cutolo, riconosciuto mandante dell'omicidio. Non il primo gesto contro la memoria del sindaco onesto e coraggioso, una lunga militanza nell'Azione cattolica e nella Fuci, e poi l'impegno in politica con la Dc fino alla candidatura a sindaco. Come ci ricorda Annamaria, «abbiamo subito otto strani furti nella cappella di famiglia dove è sepolto papà: quadri, arredi sacri, tutte cose di scarso valore. Ma alla fine si è deciso di mettere la videosorveglianza».

Davvero non ha pace Marcello Torre che cinque mesi prima, in piena campagna elettorale, aveva scritto una breve lettera testamento alla famiglia: «Temo per la mia vita. Torno nella lotta soltanto per un nuovo
progetto di vita a Pagani. Sogno una Pagani civile e libera». «Papà – riflette la figlia sapeva di morire ma con grande dignità non si è sottratto a questo impegno, a questo sogno». Già, morire con dignità... In questi giorni si parla, si polemizza sulla decisione della Cassazione che ha scritto del «diritto di Totò Riina a morire con dignità» e si ipotizza una sua uscita dal carcere dopo 24 anni. Anche Cutolo, in carcere definitivamente da 38 anni, ha più volte provato a farsi dichiarare incapace di intendere e di volere, riuscendo a farsi trasferire in due ospedali psichiatrici (da quello di Aversa riuscì a fuggire), prima delle definitiva perizia che nel 1984 lo ha dichiarato perfettamente sano. Intanto nel 1980, appena tornato in cella, era riuscito a decidere e ordinare la morte di Marcello Torre. «Questo furto ci dice ancora Annamaria è solo l'ultimo vile gesto che subisce papà e tutta la nostra famiglia. Ma mai avevano toccato il luogo della sua uccisione. Tutti i luoghi che ricordano persone che come papà hanno sacrificato la propria vita sono per noi familiari dei luoghi sacri e hanno un enorme valore per tutta la comunità, sono simboli della lotta
alle mafie, della memoria e dell'impegno».

Non senti nella figlia di Marcello parole di odio, neanche commentando la vicenda di Riina. «Restiamo umani, anche se i mafiosi con noi non lo sono stati. Misericordia e giustizia. Siamo in una democrazia, non abbiamo la pena di morte che, invece, applicano le mafie. Anche al mio papà...». E ricorda. «Lui aveva un tale rispetto per le persone che come avvocato aveva difeso anche imputati lontanissimi dalle sue idee.
Aveva da una parte il Vangelo e dall'altra la Costituzione». Ora, ci confessa, «spero in uno scatto d'orgoglio nei cittadini di Pagani, altrimenti che rispetto c'è? Anche a Pagani la maggioranza ha voglia di cambiare. Rimetterò la statua al più presto. Non ce la farò per il compleanno di papà il 9 giugno. Aiutatemi e facciamo un giorno di festa di civiltà e dignità».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: