sabato 3 luglio 2010
L'assessore regionale: «Metteremo a punto noi le linee guida per l'utilizzo del farmaco, anche con la partecipazione popolare». Forum e Scienza&Vita: «Non sa di cosa sta parlando».
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È inaccettabile che si imponga il ricovero ospedaliero della donna a prescindere da motivate esigenze sanitarie». A parlare è l’assessore alla sanità della Regione Umbria riferendosi allelinee guida del Ministero sulla somministrazione della pillola abortiva Ru486. Nella breve intervista pubblicata ieri su La Nazione-Umbria, ribadisce che in Umbria saranno applicate «le indicazioni che verranno dal Comitato scientifico» istituito dal suo assessorato, e le linee guida regionali saranno emanate entro settembre.«Stante la delicatezza dell’argomento – ha aggiunto – farò transitare tali indicazioni attraverso un’attenta partecipazione popolare». Insomma, potere al popolo. Ben più che una "disobbedienza istituzionale". Si rischia quasi una "rivolta" della Regione rispetto alle indicazioni del ministero. Inevitabili che le dichiarazioni non siano piaciute a  "Scienza&Vita" e al Forum delle Famiglie dell’Umbria che in un comunicato congiunto contestano l’assessore che già giovedì, rispondendo alle domande di Avvenire, pubblicate sull’inserto È vita, aveva affermato di voler seguire le indicazioni di «un comitato tecnico-scientifico, perché non spetta né ai politici, né alle consulenze del Ministero, stabilire le modalità di un atto medico». «L’assessore Riommi evidentemente non conosce l’argomento su cui sta esternando». si legge nella nota di Mpv e Scienza &vita, che continua ricordando all’assessore il fatto che  «le linee di indirizzo del Ministero si basano su ben tre pareri del Consiglio Superiore di Sanità che è la più importante autorità scientifica istituzionale in ambito sanitario nel nostro paese». I tre pareri, elaborati da differenti Consigli, aggiunge la nota, «sono concordi sulla necessità di un ricovero ordinario per chi sceglie di abortire con la Ru486. Se il suddetto comitato non dovesse seguirne le indicazioni, l’amministrazione regionale tutta dovrà prendersene pubblicamente la responsabilità, e risponderne ai cittadini». Sulla stessa linea la nota del capogruppo Udc in Consiglio regionale, Sandra Monacelli, per la quale se le linee guida della regione si dovessero discostare da quanto indicato dal Consiglio  Superiore di Sanità dovrà essere «l’amministrazione regionale a assumersene pubblicamente l’intera responsabilità nei confronti dei cittadini e delle donne in particolare, chiarendone le motivazioni». Per Monacelli l’assessore dovrebbe tenere conto anche delle implicazioni legali nel caso dovesse confermare la scelta di discostarsi dalle linee guida del ministero avendo già il governo espresso alla Commissione Europea il proprio parere circa la compatibilità della procedura abortiva farmacologica con la legge italiana. «Tale parere - ricorda Monacelli - afferma che l’uso della pillola Ru486 è compatibile con la nostra legislazione solo in regime di ricovero ordinario». Il confronto è appena iniziato. Scienza&vita e Forum Famiglie hanno dato da subito la loro disponibilità al coinvolgimento alla fase di partecipazione popolare annunciata dall’assessore. Il settimanale cattolico regionale La Voce  poco più di un mese fa aveva già criticato lo "zelo" del nuovo assessore regionale alla sanità. «Atto dovuto ma non urgente», aveva scritto, evidenziando l’inopportunità di aprire la legislatura con l’istituzione del Comitato per la Ru486, in una regione che è ai primi posti per anzianità della popolazione e per abortività.
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