sabato 3 aprile 2010
Continua la polemica dopo le dichiarazioni dei neo-governatori contro la pillola abortiva Il centrosinistra insorge Finocchiaro (Pd): cagnara Casini (Udc): noi sempre dalla parte della vita. Cota (Piemonte): «La mia posizione è chiara e mai in contrasto con la legge». Formigoni (Lombardia): «Solo e soltanto in ospedale». Roccella: a imporlo è la sicurezza delle donna.
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Sulla spinta dell’altolà alla Ru486 dei due neoeletti governatori leghisti – e di altri che li hanno seguiti – si ripropone con forza la necessità del ricovero ordinario fino all’avvenuta "espulsione" del feto. Un’indicazione già emersa, come evidenzia il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, sia sotto il profilo della compatibilità con la 194, di competenza di governo e Parlamento, sia sotto il profilo di sicurezza sanitaria, affrontato dal Consiglio superiore di sanità (Css). «C’è una legge, se la leggano. E, anche se sembra ovvio dirlo, tutte le leggi vanno rispettate» ribadisce intanto il ministro della Salute Ferruccio Fazio, invitando a osservare le indicazioni del Css. Protocolli questi non rispettati da regioni amministrate dalla sinistra. Livia Turco del Pd arriva a sostenere che «non è vero che la legge 194 imponga il ricovero», ventilando per i governatori Roberto Cota e Luca Zaia la denuncia «per omissione di assistenza» per ciò che definisce «ostruzionismo» alla Ru486.«L’unica ipotesi eventualmente praticabile è quella in ospedale», dichiara invece Giuseppe Scopellitti neoeletto governatore della Calabria, garantendo la sua avversione al percorso dell’aborto farmacologico che manterrà «anche da governatore». «Solo e soltanto in ospedale», concorda il suo omologo in Lombardia, Roberto Formigoni, ribadendo comunque la contrarietà «ideale e culturale» alla pillola ma anche il rispetto delle leggi dello Stato. Proprio in Lombardia il leghista Andrea Gibelli chiede che «il tema» sia affrontato «nelle primissime sedute del nuovo consiglio».Si muove anche la Sardegna: la vicecapogruppo del Pdl in Consiglio regionale Simona De Francisci ha chiesto ieri «quali indirizzi l’assessorato alla Sanità intende attivare relativamente al ricovero ordinario previsto per le donne che dovessero richiedere l’Ivg attraverso l’utilizzo della Ru486». «Chiederemo ai nostri consiglieri regionali di bloccare l’uso del farmaco», aggiunge per il meridione il segretario nazionale di "Noi Sud", Arturo Iannaccone. «Con la pillola abortiva e la gara per distribuirla nei nostri ospedali, l’ente regionale da che parte sta?», chiede in Toscana Gabriele Toccafondi del Pdl. Ma il nuovo governatore, Enrico Rossi (Pd), liquida il dibattito avviato dal suo omologo in Piemonte, Roberto Cota, come «una vergogna». «Noi siamo dalla parte della vita sempre», assicura il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che però interpreta le dichiarazioni dei governatori leghisti in contrasto con una legge dello Stato che «gli uomini delle istituzioni devono applicare».Quindi, aggiunge, la Lega «che è una grande forza politica» se vuole può cambiare la 194. Cota, comunque, risponde che sulla Ru486 ha sempre avuto «una posizione chiara e mai in contrasto con la legge». E a chi vede in questa dichiarazione una retromarcia, il neogovernatore replica: «Ho sempre detto che sono per la difesa della vita, che sono per il rispetto della legge e che ritengo necessario il ricovero». Luca Zaia, omologo in Veneto, rimarca di «aver a cuore la salute delle donne», quindi sottoporrà «la questione alla commissione medica regionale che ne valuterà condizioni e modalità di somministrazione», che comunque deve avvenire in ambiente protetto. I governatori del Pd controbattono richiamando anch’essi il rispetto della legge. «Cagnara senza senso», rincara Anna Finocchiaro. Eugenia Roccella, però, dopo aver ricordato la sponsorizzazione della Ru486 da parte delle giunte di sinistra in contrasto con le indicazioni del Css, avverte che «non si può invocare» l’autorità dello Stato solo a «intermittenza».
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