sabato 8 aprile 2017
Conta 200 centri in tutta Italia la rete dei Consultori familiari cattolici. Il presidente: siamo presidi per la maternità e la paternità, non stravolgiamo questa vocazione.
Don Algeri: «Ru 486? Consultori snaturati»
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Immaginare che il compito principale dei consultori possa essere circoscritto alla distribuzione di un farmaco abortivo, significa ignorare la funzione principale di questi centri che è «soprattutto relazionale ». Ne è convinto don Edoardo Algeri, sacerdote e psicologo bergamasco, presidente della Confederazione italiana dei consultori di ispirazione cristiana, una rete che conta oltre 200 realtà in tutta Italia.

Quindi costringere i consultori a distribuire la pillola abortiva Ru486 finirebbe per snaturare profondamente la funzione di questi centri?

La legge 405 del 1975 istitutiva dei consultori familiari prevede al primo punto dell’articolo 1 «l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile». Quindi i consultori familiari sono chiamati in primo luogo a provvedere un’adeguata cultura che prepari la coppia all’esercizio della maternità e della paternità responsabile, garantendole un’adeguata assistenza psicologica e sociale. Il compito principale dei consultori familiari si esprime pertanto nell’esercizio della consulenza alla coppia e alla famiglia con l’intento di attivare nella coppia le risorse necessarie per l’esercizio responsabile della maternità e della paternità.

E quindi come leggere l’ipotesi legata alla distribuzione della Ru486?

Il compito del consultorio non si può limitare alla semplice distribuzione di un farmaco che interrompe dall’inizio l’esercizio della maternità e della paternità. Il consultorio provvede anzitutto dei beni relazionali che sono alla base dell’esercizio della responsabilità generativa.

Quindi uno strappo allo spirito della legge?

Sì, per la legge 405/75 i referenti dichiarati del consultorio sono la coppia e la famiglia, anche in ordine alla problematica minori-le, nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica delle persone. La legge istitutiva dei consultori familiari si ispirava a tre grandi finalità: la prevenzione, l’integrazione sociosanitaria e la partecipazione territoriale. Tuttavia già in quella legge emer- gono un’immagine e contenuti orientati piuttosto in senso medico sanitario, evidenti in almeno tre dei quattro scopi fondamentali: l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità e paternità responsabile, la somministrazione dei mezzi necessari a tal fine, la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento, la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere o a prevenire la gravidanza.

Non si può negare che la legge abbia permesso un orientamento prevalente dei consultori in senso di presidio sanitario?

Di fatto, l’opera dei consultori familiari pubblici si è, nel tempo, sempre più orientata verso i bisogni del singolo individuo proprio in senso sanitario, anche in connessione con l’applicazione della legge 194 del 1978. L’immagine prevalente dei consultori pubblici è di un servizio di tipo individuale e ambulatoriale, in una prospettiva specialmente sanitaria.

Proprio alla luce di questi orientamenti come dovrebbe essere rilanciata la funzione dei consultori pubblici?

Ritengo che la funzione dei consultori familiari pubblici o privati debba svolgersi in profonda connessione con le dinamiche sociali e culturali e in risposta agli autentici bisogni delle famiglie. Inutile nascondere che oggi sentiamo con urgenza il bisogno del ricambio generazionale e di maggiore equità tra le generazioni. Ciò non potrà avvenire senza le motivazioni che possono favorire un più coraggioso dinamismo generativo e le corrispondenti provvisioni sociali che sostengono la genitorialità.

Quali fronti dovrebbero essere coperti dall’impegno dei consultori?

Oggi le mamme devono tornare al lavoro dopo tre mesi e se si sceglie di prolungare il congedo di maternità, lo stipendio si riduce drasticamente, e certe mamme non se lo possono permettere. Talvolta la lontananza dei nonni costringe ad ulteriori spese per la tata. Avere un figlio è un lusso. Oltre ai compiti tipici, i consultori familiari potrebbero sviluppare migliori servizi per favorire la conciliazione tra vita e lavoro per le famiglie, ma anche maggiori sostegni per la maternità, soprattutto nelle prime fasi, anche attraverso forme di assistenza domiciliare.

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