giovedì 18 giugno 2020
Un giro d'affari da 15mila euro a settimana. Consegne a domicilio. Usati come "pony express" alcuni clienti. Tra i 7 arrestati uno degli accusati dell'omicidio di Luca Sacchi
Roma, sgominato "call center" della cocaina, gestito da giovanissimi

Ansa

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Un vero e proprio call center della cocaina, con consegne a dimicilio tramite "pony express", reclutati tra donne tossicodipendenti in difficoltà economiche. Un affare ideato prima del lockdown, andato avanti anche in questi mesi e rilanciato alla grande con la "Fase 2". Proprio come il cibo a domicilio, dal just eat al just sniff. Lo hanno bloccato oggi i finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma con l'operazione "San Basilio call center" coordinata dalla Dda capitolina. Una vicenda che incrocia quella dell'omicidio di Luca Sacchi, il giovane ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre davanti a un pub romano. E la conferma che attorno a quel fatto ci sono ricchi affari di droga. Tra i sette arrestati (tre in carcere e quattro ai dimiciliari) c'è anche Paolo Pirino, già in carcere con l'accusa di essere uno degli esecitori dell'omicidio, in concorso con Valerio Del Grosso che materialmente sparò. Proprio lui, assieme ai fratelli Samuel e Manolo Billocci, sarebbe stato al vertice dell'organizzazzione.

Tutti poco più che ventenni ma "molto spregiudicati - sottolinea il maggiore Stilian Cortese - come dimostra il linguaggio che usavano e anche il tentativo di investimento di due nostri uomini che avevano intimato l’alt al Pirino per un controllo. Invece di fermarsi, accelerava tentando di travolgerli. Grazie alla loro protezza sono riusciti a evitare l'impatto venendo colpiti solo dagli specchietti retrovisori". Un fatto avvenuto esattamente cinque mesi prima dell'omicidio di Luca Sacchi. E anche il Gip Simona Galegari scrive di una "sorprendente" inclinazione a delinquere e capacità di gestire il narcotraffico. Riuscendo così a ritagliarsi un importante spazio operativo, come giro di clienti e di guadagni, in un contesto tra l’altro già a fortissima presenza criminale di gruppi "agguerriti e con superiore caratura malavitosa".

Non meno giovani i "pony express", in gran parte donne e tossicodipendenti. Non in bici ma su più confortevoli Smart o 500. "Trasportavano ogni volte poca quantità - spiega ancora il maggiore -, così se fossero state fermate, l'organizzazione avrebbe perso la dose ma non il pusher, perchè non sarebbero state arrestate ma avrebbero avuto solo una segnalazione amministrativa". Corrieri trattati anche violentemente. "Giuro che questa sera ti uccido" dicono a un pusher riatrdatario. "Tre pizze in faccia se mi fai perdere il cliente", minacciano un altro.

In questo modo si erano accaparrati centinaia di clienti che trovavano molto comodo la consegna a domicilio, che supera il concetto della “piazza di spaccio. Un sistema, scrive ancora il Gip, "estremamente efficace, sia nell’ottica di facilitare la domanda che di ridurre i tempi e i passaggi al fine di soddisfarla, ma anche di minimizzare i rischi". Con base operativa nel quartiere di San Basilio, e un vero e propriocentralino”, attivo tutti i giorni dalle 14 alle 2 di notte per l’acquisizione di ordini telefonici di cocaina, di cui poi curavano la consegna in tutta Roma. L’organizzazione era in grado di soddisfare, senza soluzione di continuità, dalle 30 alle 50 cessioni quotidiane nei giorni feriali, per arrivare anche a 80 nei giorni festivi e prefestivi.

Nonostante il gruppo trattasse la vendita di piccole quantità di cocaina – nel gergo criptico utilizzato, “un amico” indicava una dose e “una mano” 5 grammi – il guadagno medio era di circa 15mila euro a settimana. Il sistema ideato ha consentito ai tre giovani – come rimarcato nel testo dell’ordinanza – di "ritagliarsi uno spazio operativo di tutto rispetto (atteso il giro di clienti ed il “fatturato” della impresa delinquenziale messa in opera) in un contesto già a fortissima presenza criminale di gruppi agguerriti e con superiore caratura malavitosa come il quartiere romano di San Basilio”. Un nome che si spendevano, dice "sono Lele di San Basilio, luogo di spaccio di qualità".

L'arresto di Pirino non li aveva fermati, e solo il Covid-19 li aveva rallentati. Ma come tutte le imprese, al termine del periodo di lockdown, il “call center di San Basilio” aveva inviato un sms promozionale per comunicare la ripresa delle attività: "Ciao bello\a sono lele di san basilio siamo stati fermi x un po a causa del covid19 comunque da domani alle 14 fino alle 2 di notte risaremo attivi con amichetti a 30 e (mani o tmax a 230) disponibili a raggiungerti dove sei siamo tornati al top top chiamami un abbraccio lele". Una vera capacità "imprenditoriale", intercettando le richieste dei "clienti", e così si sono trovati avvantaggiati anche nel periodo di lockdown e pronti per la ripresa. Inchiesta tutt'altro che finita, così come quella sull'omicidio di Luca Sacchi. E anche su altri gruppo di consegne a domicilio.

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