venerdì 29 aprile 2016
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MILANO «Se riesco a mettere in salvo la mia famiglia... giuro che li attacco, sarò il primo ad attaccarli in Italia in questa crociata, il primo ad attaccarla, giuro che l’attacco nel Vaticano... » La « capitale dei crociati, dove vanno a fare il pellegrinaggio ». A parlare è uno dei presunti terroristi arrestati, Abderrahim Moutaharrik, il kickboxer. Per gli agenti dell’antiterrorismo che lo intercettano, è il segno che la speranza di un’Italia esclusa dai piani terroristici è infondata. Il Daesh è arrivato anche qui, come scrive il Gip Manuela Cannavale nell’ordinanza. «La nitidezza di messaggi come questo indica una precisa volontà di attacco» spiega Lamberto Giannini, direttore del servizio antiterrorismo. « Voglio picchiare Israele a Roma (inteso come colpire, far esplodere)», fa eco a Moutaharrik Khachia, l’altro arrestato. « Cosa... il conso... » « Sì... l’ambasciata... » Gli agenti della Digos sanno che non è un dialogo tra folli. «Non li abbiamo persi di vista un attimo – dice Giannini – e il punto di massima preoccupazione è stato il contrordine: niente più foreign fighters ma attentati da organizzare a Roma». Siamo a gennaio. « Va bene. Andrò e uccido chi uccido. E morirò », dice il pugile. I due aspiranti terroristi parlano di andare a combattere con il Daesh nello stato islamico. La moglie chiede un prestito in banca per il viaggio. Ma ci vuole una raccomandazione anche per morire, si chiama tazkia, sta per benedizione. «Un aderente del gruppo si fa garante del candidato da arruolare al martirio» spiega il direttore dell’antiterrorismo. La raccomandazione arriva su whatsapp il 20 marzo con un messaggio registrato dal 'principe', il misterioso sceicco, con il contrordine: « Combattere i nemici di Dio nei paesi cristiani è un’operazione che ci soddisfa più di decine di bombe ». Due giorni dopo gli attentati a Bruxelles. «Era necessario stringere. La 'strategia del lupo', il terrore in casa d’altri, l’abbiamo acquisita come elemento di prova – conclude Giannini –, l’elemento di allarme è la chiamata alle armi e l’autorizzazione ad arruolarsi». L’otto aprile arriva il poema bomba salmodiato su whatsapp dal 'Principe'. Infine, gli arresti di ieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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