sabato 9 aprile 2016
L’Associazione 21 luglio lancia l’appello e chiede una strategia che superi i campi
LA STORIA Da mendicante a giudice. Anina studia alla Sorbona
Rom, basta pregiudizi Al via l'inclusione
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Non è facile scalfire il pregiudizio e gli stereotipi. Non solo degli italiani che non smettono di considerare rom sinonimo di delinquente. Ma anche, e soprattutto, nelle istituzioni che «continuano nella segregazione», facendo accumulare «grave ritardo» alla Strategia nazionale d’inclusione. Un «fallimento», insomma, anche perché appena dieci Regioni hanno avviato il tavolo per attuarla entro il 2020. Non sono bastati perciò i ripetuti richiami degli organismi internazionali, l’Italia persevera nel ragionare ancora sulla politica dei campi, più o meno attrezzati, e degli sgomberi più che sull’integrazione. Ed è «un sistema parallelo che viola i diritti umani con un considerevole flusso di fondi pubblici». A denunciarlo l’Associazione 21 luglio che, nella giornata internazionale dei Rom e Sinti, ha tracciato un quadro sul nostro Paese. Iniziando a sfatare qualche luogo comune. Dei 180mila rom e sinti che vivono nelle nostre città (lo 0,25% della popolazione), infatti, 35mila sono in emergenza abitativa (cioè 1 su 5), di cui 20mila in 145 insediamenti progettati e gestiti dalle istituzioni. Cioè «baraccopoli istituzionalizzate ». In più, appena il 3% è effettivamente nomade, almeno il 50% ha cittadinanza italiana. Ma a preoccupare è la bassa scolarizzazione dei minori – non tocca il 30% – aggravata dal fatto inoltre uno su 5 dei bambini rom non ha neppure iniziato il percorso scolastico. Sono la «minoranza che ha il trattamento più degradante», sottolinea così il presidente della commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi, rendendoli «ultimi tra gli ultimi». Intervenendo a palazzo Madama alla presentazione del report, il senatore ricorda che «difendere i diritti delle minoranze significa difendere i nostri, perché i diritti non sono divisibili ». Ad aggravare la questione è anche che i campi nomadi siano statali. Nel 2015, ad esempio, queste soluzioni hanno interessato 1780 persone con un impegno economico superiore a 14 milioni di euro. Basta pensare alle scelte di Milano, Roma e Napoli. La città meneghina ha il record di 1,7 interventi al giorno e 470 operazioni nel biennio 2013-2015, la Capitale 'solo' 168 ma lo scorso anno con 80 sgomberi forzati detiene il record del +135%. A Giuliano, ancora, l’eco-villaggio in costruzione per i rom costa 1,3 milioni di euro. Il 2016 però «può essere l’anno della svolta – è la speranza del presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla – se i nuovi sindaci che arriveranno in estate dimostrano di voler invertire la rotta sui rom, con determinatezza e concretezza ». Intanto per ora, «calano i discorsi d’odio» nei loro confronti, lo scorso anno 265 per la quasi totalità (89%) pronunciati dai politici. È proprio da loro che ci si aspetta «un segnale forte», anche se finora l’unico gesto è stato «aver ridotto le risorse all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali», centro nazionale per l’attuazione della strategia. Proprio ieri l’Unar ha colto l’occasione del Romanò dives per riunire il tavolo interistituzionale per fare il punto sulla questione del superamento degli insediamenti.
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